luigi angiolillo

Italo-britannico, da alcuni mesi si è trasferito a Londra, dove lavora come sous chef di cucina in un locale stellato Michelin. Luigi Angiolillo ha deciso di cambiare vita e di laurearsi in Economia aziendale. Nel frattempo, sbarcato nel Regno Unito, ha fondato l’azienda Angiolillo Business Services, che è in fase di lancio. Il giovane e dinamico venafrano punterà tutto sul Made in Italy, “un ‘marchio’ che continua a mantenere il suo pregio e valore, da sempre al top delle liste mondiali dei ‘marchi’ di prestigio. Sicuramente questo è grazie alle grandi imprese che fanno onore non solo al loro settore industriale ma alla nazione intera”.
Angiolillo da Londra ha ora una visione più chiara della Penisola: “Vedo che i problemi interni di aziende italiane o meglio i grandi scandali interni fiscali, etici ecc sono molto discussi in Italia, ma raramente o quasi mai finiscono nei pensieri degli acquirenti stranieri che comprano i prodotti made in Italy senza curarsi troppo di ciò che accade intorno. L’Italia a mio parere fa pochissimo nel sostenere e promuovere il marchio nazionale. Infatti altre nazioni spendono milioni in campagne pubblicitarie per promuovere i loro settori industriali, artigianali e i giovani laureati. Si parla molto del made in Italy in Italia, ed anche nella mia piccola-grande regione Molise tanto si dice ma solo ultimamente, grazie all’assessore al Marketing territoriale Massimiliano Scarabeo, qualcosa si sta facendo”.
Angiolillo quindi sta avviando una nuova avventura, una “campagna per il made in Italy da italiano, da piccolo imprenditore, da studente ma soprattutto da italo-britannico. La crisi in Italia si potrebbe risolvere davvero velocemente se solo il governo condividesse un’agenda seria a riguardo. Il made in Italy è la soluzione alla crisi, l’export potrebbe davvero riportare crescita e lavoro per i giovani nonché ridare la dignità, ormai persa, ai nostri genitori che tanto hanno fatto per le loro famiglie e per l’Italia. Ma noi giovani pur non dimenticando un attimo la crisi ed i problemi, dobbiamo come sistema iniziare a rischiare tempo e quel pò di denaro concesso nel creare nuove aziende, anche piccole, ma che possano ridare orgoglio alla nazione, creando prodotti di qualità, innovativi e di cultura”.
Da dove partire? Ad esempio, suggerisce Luigi Angiolillo creando “un piccolo sito web, nulla di sofisticato, semplice ma che abbia la giusta formazione. Quindi, dare la disponibilità ai potenziali acquirenti di comprare i prodotti dalle diverse aziende collocate sul mercato. Così si potrebbe iniziare a dare speranza e fermare questa fuga non di cervelli, ma di talentuosi giovani da questa terra che per oltre duemila anni ha mostrato al mondo le basi filosofiche della civiltà, dell’innovazione, ma soprattutto di un ‘marchio’, il Made in Italy, che poche nazioni al mondo possono vantare”.
Dunque, Angiolillo parla della sua attuale esperienza nella City: “Qui a Londra molti invidiano i neo laureati formati nei migliori ambienti della moda, dell’architettura e dell’ingegneria italiani. Li senti dire: ‘gli italiani sanno fare tutto, hanno i migliori marchi, le migliori aziende, ma non sono in grado di garantirsi da vivere, hanno bisogno di essere imboccati!’ Da italiano posso dire che questo pensiero è quasi del tutto veritiero. Ma non è così che voglio essere riconosciuto nè ricordato. Spero che l’Italia avrà la capacità di rilanciare il Paese con l’Expo di Milano dimenticando i reati e le mazzette perché i responsabili saranno puniti. Invece, iniziamo a pensare a come poter creare qualcosa al fine di mostrare le nostre capacità al mondo intero e ricavare un ritorno di immagine ed economico grazie a questa opportunità di cui tutto il mondo sta parlando”.
Con Angiolillo lavora una dozzina di giovani italiani, “immigrati ma non da umili contadini come ai tempi degli sbarchi in America, ma da laureati con valigie di marca e scarpe senza buchi. Purtroppo in italia avevano perso la dignità. Come me. Ora a Londra spero di riuscire a creare qualcosa di bello e divertente promuovendo la mia nazione, la mia regione e il mio grande amore – Venafro – in modo da poter dimostrare che a volte ‘sono quelli che credono di poter cambiare il mondo, che lo cambiano davvero’”.

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