Toccherà al prefetto di Campobasso  insediare il comitato interistituzionale che avrà il compito di capire cosa è stato interrato negli ex pozzi Montedison di Cercemaggiore e di fare il punto, successivamente ai risultati dei rilievi, sulle azioni da intraprendere. Eventualmente, se servirà, una bonifica. Anche se in questa storia complicata e preoccupante, coloro che la stanno seguendo da mesi e mesi si augurano ancora di essersi in qualche modo sbagliati. Che l’allarme, giustificato, che si è creato dopo che l’Arpa ha riscontrato nell’area una radioattività anche dieci volte superiore a quella ‘naturale’, possa rientrare.

La decisione sulla competenza, in base alle leggi in vigore, ieri a Roma nel vertice che si è svolto al Ministero dell’Ambiente. I dirigenti che hanno incontrato il senatore Roberto Ruta e il consigliere regionale delegato alla Protezione civile Salvatore Ciocca erano ‘preparatissimi’. Hanno letto tutto il dossier inviato dal presidente della Terza commissione. Non ci sono solo gli esiti delle ultime verifiche effettuate dall’agenzia di protezione ambientale, ma anche quelli delle indagini che negli anni sono state portate avanti. Per anni e anni la comunità di Cercemaggiore ha assistito all’arrivo da fuori regione, specie di notte, di camion che scaricavano materiale. Nei pozzi, una volta dismessi, la Montedison fu autorizzata a smaltire acque reflue.

Il comitato coordinato dal prefetto Di Menna e composto fra gli altri da Regione, Comune di Cercemaggiore, Arpa, Protezione civile regionale a sua volta incaricherà una commissione di completare le verifiche avviare e capire il livello di emergenza cui ci si trova di fronte. Si andrà in profondità.

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