Sull’episodio della non partecipazione alla messa dei detenuti del carcere di Larino da registrare anche l’intervento del vicepresidente della Giunta regionale Michele Petraroia. Che, lunedì pomeriggio, ha visitato la struttura carceraria ed incontrato 80 detenuti del braccio di massima sicurezza insieme alla direttrice e al cappellano don Marco Colonna.
“In un lungo e articolato confronto – afferma Patraroia – ho ascoltato le preoccupazioni dei reclusi ed il loro allarme dopo le notizie pubblicate dalla stampa, che li hanno associati all’episodio di Oppido Mamertina (la statua della Madonna delle Grazie fatta inginocchiare davanti ad un capoclan) su cui la Direzione Antimafia ha aperto un’inchiesta. Sorpresa, stupore e timore di venir coinvolti in fatti sui quali hanno voluto rimarcare le distanze, mandando un messaggio di serenità ai loro familiari per un non evento che li ha visti finire al centro delle cronache nazionali”.
Al centro dell’attenzione, così, è finita la vicenda del ‘presunto sciopero’ della messa.
“Per la giustizia degli uomini, noi siamo stati condannati per reati di mafia e quindi dopo la scomunica di Papa Francesco in Calabria non potremmo più partecipare all’Eucarestia. È così?, si sono chiesti i detenuti, domanda posta sia al cappellano del carcere, don Marco Colonna, che al Vescovo di Termoli-Larino, Monsignor Gianfranco De Luca, che hanno avviato una riflessione profonda con loro sul significato del messaggio di Papa Francesco”, spiega Petraroia.
Che aggiunge: “Da dieci giorni ci si interroga in quel braccio di massima sicurezza su questo dubbio ed alcuni dei detenuti più coraggiosi hanno avuto la forza di rendere pubblica questa domanda che non è banale, né può essere approcciata con superficialità ed ipocrisia. I detenuti potevano far cadere nel vuoto la scomunica di Papa Francesco continuando a seguire la funzione religiosa e partecipando all’Eucarestia, come accade negli altri Istituti di Massima Sicurezza d’Italia. Nessuno avrebbe detto nulla. Non sarebbe successo niente e tutto si sarebbe consumato nella rimozione valoriale del messaggio di Papa Francesco a Sibari. Per questo è opportuno chiarire che a Larino è accaduto qualcosa di bello e di positivo, non una rivolta, non una protesta ma semplicemente un dubbio, una domanda che attende una risposta teologica su cui non sarà semplice intervenire”.