Le possibili riforme legate al mondo della scuola del Governo Renzi trovano la ferma opposizione dei sindacati confederali. Tra questi la Flc della Cgil Molise che ha annunciato, in una nota, la propria adesione alla manifestazione di venerdì a Roma.
“In questi giorni – scrive in una nota il segretario regionale Giuseppe La Fratta – sono iniziate le operazioni propedeutiche per l’inizio del nuovo anno scolastico. Assegnazioni provvisorie ed utilizzazioni del personale, nomine in ruolo (205 solo in Molise), e, infine, nomine dei supplenti annuali sui posti disponibili e/o vacanti. Resta ancora sospesa la questione relativa all’assunzione dei dirigenti scolastici vincitori del concorso e resta il problema di chi dirigerà l’ufficio scolastico della regione Molise. Si sta rischiando il caos per le operazioni sulle domande per le graduatorie di seconda e terza fascia dei docenti in quanto incompatibili con la situazione delle segreterie che lavorano con personale ridotto a causa dei tagli. Questioni concrete alle quali occorre dare risposte immediate per evitare un ulteriore caos. Invece di sciogliere questi nodi si continua a parlare di riforme. La prima riforma dovrebbe essere quella di restituire alla scuola il maltolto”.
“Dopo i tagli epocali agli organici – prosegue il documento – alle risorse ed al tempo scuola, fatti dal duo Gelmini Tremonti, che in Molise hanno comportato –lo ricordiamo- una riduzione di oltre 1.600 posti di lavoro, il ministro dell’istruzione annuncia altri provvedimenti del governo per il prossimo 29 agosto che intendono rimettere mano al sistema di reclutamento ed alle discipline, con un Piano Scuola, diviso in grandi macroaree: governance, personale, contenuti, metodi d’insegnamento e autonomia degli istituti. Promette una rivisitazione della didattica, con un ritorno a materie come geografia, musica, informatica, inglese, storia dell’arte ed alternanza scuola-lavoro. Non si restituiscono le risorse sottratte, ma si opera con i soliti tagli e manomissioni senza avere un’idea pedagogica di scuola ed in nome di una non meglio declinata qualità del sistema d’istruzione. È un atteggiamento che rischia di essere solo demagogico, che porterà altri problemi e che dimostra, peraltro, di non conoscere nemmeno quello che si fa nella scuola; ricordiamo al Ministro, ad esempio, che l’inglese e l’informatica già si insegnano nella scuola di base! Intanto si continua a sostenere l’ipotesi di un nuovo blocco del rinnovo del contratto nazionale nei settori pubblici, in perfetta continuità con gli esecutivi precedenti. Evidentemente per il governo le condizioni di lavoro e il salario devono essere sacrificati per seguire le fallimentari politiche di austerità che hanno ridotto l’occupazione, reso più precario il lavoro e che stanno impoverendo le persone. In realtà non s’intravede anche sulla scuola alcun disegno complessivo di innovazione”.