‘Tra azione riformatrice e difesa dell’esistente’. Questo il titolo dell’intervento di Nicola Palombo, delegato molisano (di Montenero di Bisaccia) all’assemblea nazionale del Pd. In particolare, il documento è incentrato sulla giustizia.
“Le parole poco ravvedute del Ministro della Giustizia Orlando sulla soppressione della Corte d’Appello di Campobasso – scrive – sono solo la punta dell’iceberg di una serie di provvedimenti e asserzioni che tendono a risolvere i problemi strutturali tagliando e penalizzando le piccole regioni; così come più in generale tutto quanto è debole, periferico, marginale. Eppure proprio in Molise, il 5 luglio, Papa Francesco aveva indicato un percorso opposto. Per ripartire lo si faccia puntando sulle periferie come motore per innescare processi virtuosi che permettano di uscire dalla palude”.
“Bene fanno – aggiunge Palombo – allora le istituzioni e le forze politiche e sociali della regione a difendere il proprio territorio e la propria autonomia. E sarebbe più forte ed efficace se lo si facesse in modo unitario, discusso, concertato, in buona sostanza evitando di innescare contrasti personali o di parte che distraggono dal raggiungimento dell’interesse collettivo. Tuttavia in Molise si sta assistendo sempre più spesso alla difesa a prescindere del tutto. Una pratica di stampo conservatore che non solo rischia di non difendere niente, ma sicuramente pone in una posizione alienante rispetto all’azione riformatrice che l’Italia e l’Europa stanno intraprendendo. Il Molise non si può assolutamente permettere di perdere il treno delle riforme, né tanto meno di stare fuori dalla discussione togliendosi l’opportunità di incidere sui processi. Per un partito che nella sua definizione è democratico, plurale e riformista; fare le riforme non mi sembra una cosa da poco e nemmeno una possibilità. Fare riforme è un obbligo che si ha verso la propria natura fondante. Come farle sta nel resto della definizione. Costruendo un dibattito democratico tra la pluralità delle opinioni, delle parti, delle vedute. Nella discussione generale i grandi assenti sono proprio i molisani e la classe dirigente di competenza. Si interviene poco e quando lo si fa ci si irrigidisce su posizioni che danneggiano il Molise perché innescano un rapporto di forza con lo Stato, ponendo evidentemente la regione in una condizione di sconfitta prima ancora di iniziare la partita. Al contrario bisognerebbe raccogliere la sfida del cambiamento attraverso le riforme, partecipare e cercare di intervenire in maniera concreta sui processi. Innanzitutto, dico ciò al PD Molise, che nel processo riformatore della regione deve trovare un ruolo da attore protagonista indicando il punto d’equilibrio tra difesa dell’esistente e azione riformatrice. Questo è, a mio modo di vedere, il tema centrale della questione. Lo indico in questa maniera: vanno difesi i principi e i valori, ma vanno riformati i meccanismi che nell’attuare i primi spesso hanno finito per mortificarli”.
“Il PD Molise faccia delle proposte che siano contrarie all’intoccabilità a prescindere di qualsiasi cosa. Si cerchino delle soluzioni reali ai tanti problemi, come per esempio lo sono il patto per il lavoro e il riconoscimento dell’area di crisi, chiosa Palombo.