Spesso fragili e soli, gli adolescenti della generazione 2.0 non sempre hanno le ‘armi’ giuste per fronteggiare episodi di stalking o cyberbullismo. Si rinchiudono nel silenzio, qualche volta pensano addirittura che se sono vittime di bullismo è colpa loro. O, in casi più estremi, tentano il suicidio.

Per abbattere questo muro si sono moltiplicate le iniziative organizzate dalle scuole in collaborazione con le forze dell’ordine. Ieri mattina, la Sala della Costituzione della Provincia di Campobasso ha ospitato l’incontro organizzato dall’istituto tecnico ‘Marconi’ con l’Arma dei Carabinieri e la Questura. Particolarmente emblematico il titolo scelto per l’evento, ‘La banalità della violenza, ma è normale fare e farsi del male?’ “È uno dei tanti tasselli di un progetto iniziato tre anni fa e abbiamo scelto un titolo volutamente provocatorio perché puntiamo a scardinare una mentalità e alcuni comportamenti che sono al di fuori della legalità ma che i giovani non percepiscono come tali. È come se fossero anestetizzati rispetto alla violenza e noi cerchiamo di far crescere in loro il germe del dubbio sulla violazione delle regole e del vivere civilmente”, ha spiegato la professoressa Elena Flaviano che, assieme alla collega Concetta Gesualdo, è una delle curatrici del progetto, sostenuto dal dirigente scolastico del ‘Marconi’ Adelaide Villa e realizzato in collaborazione con il Cif Molise presieduto da Lucia Baranello.

La sfida è ambiziosa: “Noi non possiamo arrenderci o pensare che quello che quello che facciamo è vuota retorica, ma abbiamo il dovere di credere che una persona possa essere cambiata e che da qui si possa creare una società migliore. E da questo punto di vista anche la vicinanza delle istituzioni è fondamentale”.

Ma se ci sono una diversa sensibilità e un’attenzione maggiore al problema si devono anche alle forze dell’ordine, rappresentati ieri all’incontro dal primo dirigente della Divisione Anticrimine della Questura, Claudio Castellan, dal comandante della Compagnia dei Carabinieri di Larino, il maggiore Alessandro Dominici, e dal comandante del Nucleo investigativo dei Carabinieri di Campobasso, il tenente Vincenzo Di Buduo.

“Abbiamo voluto essere vicini ai giovani – ha spiegato Castellan – perché crediamo che le forze di Polizia debbano non solo trasmettere un messaggio di autorità nell’attività di prevenzione e repressione dei reati, ma che debbano anche offrire un momento di vicinanza, ascolto, interpretazione e comprensione dei problemi che vivono i ragazzi e le famiglie”. Difficoltà che aumentano perché le violenze – come lo stalking e il cyberbullismo – hanno trovato nei social network un terreno fertile: “sono territori poco conosciuti ed è fondamentale che anche le famiglie e le scuole li conoscano perché in questi luoghi le possibilità di aggressione e persecuzione possono essere attuate”.

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