Il taglio del nastro al cantiere nel settembre 2006. L’infrastruttura, nata per collegare la Fondovalle Tappino e le piane di Larino e denominata ‘Circumlacuale’, era stata pensata per tirare fuori dall’isolamento le zone interne del Fortore.
Dalla Fondovalle Tappino a Riccia, poi Colletorto e San Giuliano, innesto con la strada in corso di realizzazione tra Santa Croce di Magliano e Piane di Larino lungo la sponda ovest dell’invaso di Occhito: questo il percorso. Si tratta di un’infrastruttura il cui primo finanziamento risale al 1990. Volti sorridenti e mezzi all’opera nelle foto del 2006. Ben altro panorama otto anni e mezzo dopo: oggi è tutto fermo. Tutto fermo nonostante un impegno massiccio di fondi pubblici, risorse che hanno finanziato anche perizie e varianti di progetto facendo lievitare non poco l’originario stanziamento di 23 milioni di euro. Un’arteria al momento incompiuta, l’ennesima, pagata dai contribuenti a peso d’oro.
La vicenda è sul tavolo della procura della Corte dei conti e potrebbe avere presto anche risvolti penali. La Guardia di finanza del Molise, infatti, avrebbe riscontrato numerose condotte illecite che oltre a configurare un danno all’erario potrebbero integrare le ipotesi di reato di truffa, falso e violazione delle norme sugli appalti e l’esecuzione di opere pubbliche. Per questo avrebbe già provveduto a inoltrare un corposo dossier alla procura della Repubblica.
Ma intanto della vicenda si occuperà la sezione giurisdizionale della magistratura contabile. Sei le persone chiamate in giudizio, come si legge nella relazione del procuratore regionale Carlo Alberto Manfredi Selvaggi elaborata per l’inaugurazione dell’anno giudiziario 2015. Si tratta di funzionari della comunità montana Fortore Molisano e del Provveditorato interregionale per le opere pubbliche di Campania e Molise. Sotto la lente della procura, in generale, “un’illecita gestione dell’appalto” in relazione a vari aspetti: “La fase esecutiva dei lavori – scrive Manfredi Selvaggi –, caratterizzata da diverse perizie di variante illegittime, che hanno comportato impedimenti e notevoli ritardi nell’esecuzione e, soprattutto, il conseguente affidamento a trattativa privata cosiddetta ‘a unico soggetto’ ovvero a ‘a soggetto vincolato’ di lavori extracontrattuali in aperta violazione delle norme sulla concorrenza e la trasparenza”; il “conferimento di incarichi professionali per la progettazione e la conduzione dell’appalto sono avvenuti mediante affidamento diretto, in contrasto con la normativa in materia”; la “definizione delle riserve in pendenza per un rilevante importo (inerente alle richieste risarcitorie dell’impresa per i maggiori oneri conseguenti all’anomalo andamento dei lavori) avvenuta con atto transattivo rivelatosi illegittimo”.
Nel dettaglio, il dossier all’attenzione del collegio presieduto da Michael Sciascia prende in considerazione l’affidamento a professionisti esterni di diversi incarichi (dalla progettazione alla direzione lavori, dal coordinamento in materia di sicurezza e salute in fase di progettazione al supporto al Rup) conferiti in via diretta, senza alcuna forma di pubblicità per la procedura di affidamento che si andava ad esperire né alcuna comparazione dei requisiti dei ricorrenti. In totale il danno ipotizzato, per queste fattispecie, è di oltre 1,5 milioni di euro. Somma di cui i sei ‘evocati’ in giudizio, come si dice in gergo, saranno chiamati a rispondere.