Venne ‘venduto’ assieme alla sua famiglia ai nazisti per 40mila lire e portato ad Auschwitz a 14 anni. Piero Terracina, uno dei sopravvissuti alla Shoah, ha ricevuto stamattina nell’Aula Magna dell’Università del Molise la laurea ad horem in Scienze delle Formazione. Un’emozione incredibile per lui, che venne cacciato da scuola a dieci anni. Era il 1938, l’anno in cui entrarono in vigore le leggi razziali. Terracina ha ricordato con emozione e qualche lacrima i valori che gli hanno consentito dopo la liberazione di iniziare una seconda vita: l’amicizia con i cugini Marcello e Silvano e l’amico Sami, l’amore per l’infermiera Lida, la solidarietà (come quella ricevuta da lui al ritorno dal lager: “grazie al lavoro che mi venne dato riuscì a condurre una vita tranquilla” ), la dignità e la libertà. Ha lanciato un monito: “Oggi è facile prendersela con i più deboli. Quando una società attraversa una crisi, nulla è meglio di un capro espiatorio che lenisce le ansie”. Infine, ha citato le parole dell’amata madre, morta nell’inferno del lager assieme al resto della famiglia: “Ragazzi studiate!”. “Io non ho potuto farlo perché le leggi di questo Paese mi cacciarono dalla scuola elementare”. La laurea ad horem, dunque, è “il riconoscimento di un impegno che ho preso tanti anni fa, per il patto che ho con la mia coscienza, con le nuove generazioni, e con chi non è tornato”.
A fare gli onori di casa il rettore Gianmaria Palmieri. Nel parterre pure le principali autorità: il sindaco Antonio Battista, il senatore Roberto Ruta, il deputato Danilo Leva, il prefetto Francescopaolo Di Menna e il questore Raffaele Pagano. E poi il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni, l’amico fraterno Sami Modiano e una rappresentanza della comunità ebrea, riconoscibile dalla kippah.