L’organizzazione di pescatori ‘San Basso’ di Termoli prende spunto dagli indenizzi per il fermo biologico non pagati entro l’anno, ma anche messi in discussione da un sistema di manifestazioni d’interesse e punteggi che andrà a premiare delle imprese piuttosto che altre.

“Per la prima volta – si legge in una nota – conterà il maggior numero di Kw motore e GT (unità di misura della stazza del motopeschereccio, ndr) venendo dunque meno il concetto di ‘indennizzo’ a scapito di quello di premio”.

Sono due le considerazioni sul tema fatte dall’associazione.

“La prima, in senso negativo, che registra un atteggiamento di ‘rassegnazione’ – si legge in una nota – e di uno stato inerme di quegli armatori che esultano per il solo fatto di vedere uno spiraglio in grado di contribuire alla propria impresa di fare reddito. La seconda, in senso positivo, che conferma la necessità di lavorare, secondo le indicazioni della Comunità Europea, ad un’alternativa di gestione dell’attività di pesca in Italia che superi l’idea ormai obsoleta del fermo biologico che nel corso degli ultimi anni è stata applicata in modo sbagliato e improprio, tanto da cambiare la denominazione da fermo biologico a fermo tecnico. Che le scelte politiche del Ministero siano state sbagliate e che purtroppo continuino a non seguire le indicazioni della Ue è testimoniato anche dall’ultimo piano triennale approvato. Ancora una volta le Organizzazioni di Produttori della pesca riconosciute sul territorio non vengono prese adeguatamente in considerazione, anzi escono da tale documento ridimensionate nelle intenzioni del piano e nelle loro possibilità”.

“Da anni, insieme agli altri armatori di Termoli e degli altri compartimenti marittimi della GSA17 e all’Assessorato alla Pesca della Regione Molise, facciamo note al Ministero per dare parere negativo al fermo biologico imposto, auspicando misure diverse che, ad esempio, vietino in questo periodo la pesca di tali specie ittiche dopo le 3 miglia. Sono anni che diciamo che il periodo del fermo è sbagliato e che da maggio ad ottobre andrebbe vietata la cattura di tali specie entro le 6 miglia per le imbarcazioni più grandi. Nei periodi in cui tale divieto è stato fatto, come due anni fa nelle settimane prima del fermo biologico, i risultati si sono visti”.

Di qui l’invito a gli armatori “ad uno scatto di orgoglio pieno di passione per il proprio mestiere e le proprie tradizioni, per difendere la pesca dai vari attacchi senza un minimo di concertazione con la base produttiva”.

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