Le disposizioni ed i controlli a tappetto attuati nell’ultimo periodo per contrastare l’evasione fiscale preoccupano e – non poco – l’associazione di categoria degli esercenti, che ha pubblicamente chiesto di non perseguitare le piccole e medie imprese, già in difficoltà.
“La stretta fiscale colpisce ancora una volta le classi più deboli e le imprese di ogni settore produttivo – ha affermato il direttore di Confesercenti, Graziano D’Agostino – In un difficile e ferraginoso sistema fiscale tributario (che negli ultimi anni ha creato appesantimenti burocratici ed obblighi da parte dei contribuenti), irrigidire ulteriormente con un monitoraggio di tipo militare gli adempimenti che le imprese quotidianamente devono sostenere, crea indubbiamente grosse difficoltà di gestione dell’impresa”.

“L’intento di semplificare gli adempimenti posti a carico delle imprese, tanto osannato negli anni precedenti dai governi, non è stato mai messo in atto da nessuno di loro, indipendentemente dal colore politico.
Se prendiamo, ad esempio, la stretta inserita in uno dei tanti provvedimenti della manovra Monti, riguardante la tracciabilità dei pagamenti, ci si può rendere conto degli ostacoli che ogni giorno le imprese affrontano non solo nella gestione delle proprie attività, ma nel vivere quotidiano stesso”.

“E’ ben noto – ha continuato – che la maggior parte dei piccoli imprenditori è gente comune, e che nella propria vita ha avuto problemi di insolvenza creditizia: come può un imprenditore, quindi un cittadino, rispettare la tracciabilità delle proprie spese attraverso un conto corrente bancario o postale, se ha avuto problemi economici ed è entrato nella Crif, e la banca non consente di essere titolari di conto corrente?
A ciò bisogna aggiungere la condizione di disagio che i pensionati hanno con le nuove imposizioni di tracciabilità, che superano i 1000 euro. E mi riferisco all’obbligo di apertura di un conto corrente che, per i costi, assottiglia sempre di più l’importo della pensione minima per il sostentamento quotidiano.”

“Non vogliamo difendere i furbetti” – ha precisato D’Agostino. “Combattere l’evasione fiscale, da parte dello Stato, è un segno di civiltà, giustizia e democrazia. Ma non si deve dare vita ad una forma di persecuzione solamente verso i soliti noti, cioè le Piccole e Medie Imprese, quanto piuttosto si deve smantellare quel sommerso generato dalle grandi strutture aziendali, abili attraverso ‘‘scatole cinesi’ a mettere in difficoltà l’operato del fisco”

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