Zuccherificio del Molise, il consiglio regionale ha approvato all’unanimità un ordine del giorno che “impegna il presidente della Giunta regionale, anche di concerto con le Commissioni Consiliari competenti, ad attivare ogni iniziativa utile alla risoluzione della vertenza dello Zuccherificio del Molise attraverso l’utilizzo degli strumenti di legge che disciplinano le misure di politiche attive del lavoro, l’accesso al Feg, ai Pon e ai Por Fse-Fesr e PSR 2014- 2020, agli strumenti specifici previsti per l’area di crisi industriale complessa, oltre ad ogni altra eventuale misura nazionale, regionale e locale”.
E’ quanto venuto fuori dall’assise monotematica che si è tenuta ieri pomeriggio.
Lungo e articolato il dibattito che si è incanalato su due distinti filoni: il futuro a breve, a medio termine dei 70 occupati nello stabilimento; le prospettive e le problematiche dello Zuccherificio del Molise, attualmente in procedura di fallimento. Ha chiuso il dibattito il Presidente Frattura. Facendo sintesi politica delle posizioni emerse dai vari interventi.
Eppure le dichiarazioni di Frattura non sono passate inosservate. “La Regione non ha nessun titolo per intervenire: se dobbiamo raccontarci altro, facciamolo pure, ma questa è la verità”. Il governatore parte da qui per ricordare che lo Zuccherificio è vincolato a una lunghissima procedura fallimentare, giunta alla sua tredicesima asta, anche questa andata deserta. “Per il rilancio imprenditoriale – prosegue – o interviene un acquirente che finora non c’è stato o si procede con lo spacchettamento di tutto, ma non possiamo immaginare che per la terza volta la Regione subentri in un acquisto che tutti sappiamo è stato, è e sarà fallimentare”. Per Frattura conta adesso “dare riscontro, impegno e tempi ai 70 lavoratori dell’azienda di Termoli” in termini di individuazione dei possibili percorsi previsti dalla legge per una loro ricollocazione. In linea con le organizzazioni sindacali nazionali che hanno sottoscritto un documento diffuso in Consiglio per la variazione di destinazione d’uso dell’area in cui insiste lo stabilimento, il presidente apre alla necessità di valutare la giusta, se possibile, riconversione agricola “la barbabietola, lo abbiamo visto, è antieconomica”.