La notizia trapela alle 10 e un quarto del mattino. Diventa ufficiale meno di mezz’ora dopo. Il giudice del tribunale di Campobasso ha rigettato i ricorsi di entrambi i contendenti per i beni della filiera avicola molisana pronunciando – di conseguenza – l’aggiudicazione definitiva ad Agricola Vicentina. La società del gruppo Amadori, dopo che gli abruzzesi di Dasco hanno pareggiato la sua prima offerta di 8,1 milioni, ha rilanciato a 9,1. Mossa con cui ha portato a casa la partita. Perché su quel rilancio non c’è stato pareggio, anzi Dasco ha proposto reclamo puntando a far valere il diritto di prelazione attribuitole perché già aggiudicataria del fitto.
A Campobasso la fine dell’attesa diventa, negli ambienti, un sospiro di sollievo quasi liberatorio. Man mano che la voce si fa strada, i sindacati ufficiosamente commentano positivamente. Poi lo faranno ufficialmente. A Cesena restano coi piedi per terra. Pochissime parole affidate ad una nota: «In attesa dell’aggiudicazione esprimiamo grande soddisfazione per gli esiti del provvedimento emesso dal giudice delegato». I tentativi di scucire ulteriori dichiarazioni ai vertici di Amadori e di Agricola Vicentina (nella foto Denis Amadori all’udienza del 27 ottobre e il suo avvocato Nicola Lucarelli) per ora non riescono.
Che strade ha l’avversario adesso? Quella del ricorso in appello, da decidere entro qualche giorno. Ma non solo. Il magistrato, nel provvedimento, dopo aver motivato le ragioni per cui respinge i reclami di entrambi, pronuncia l’aggiudicazione definitiva di incubatoio, macello e centri di allevamento ad Agricola Vicentina, salvo che nelle more del perfezionamento della vendita sopraggiunga un’ulteriore offerta migliorativa ex articolo 107, 4° comma della legge fallimentare. Dasco potrebbe rilanciare, almeno del 10% del prezzo offerto (9,1 milioni) dice la norma.
È intuibile che a Roseto degli Abruzzi siano ore concitate. La società commerciale del gruppo Sagem ha acquistato, a inizio giugno, i marchi Arena per due milioni di euro. Poi ha partecipato al bando per l’affitto (sua l’unica offerta pervenuta a metà giugno) e se lo è aggiudicato. Ha firmato il contratto di affitto coi curatori delle tre procedure (Gam, Logint e Agria Holding) pochi giorni prima della scadenza della procedura per la vendita. E lì, sulla sua strada, un po’ a sorpresa ha trovato Amadori. Che alla prelazione ha risposto con rilanci pesanti e, potenzialmente, infiniti. Col decreto di ieri il magistrato ha respinto le censure sia sulla prelazione sia sulla possibilità di rilanciare. L’amministratore unico Danilo Iannascoli fa sapere che questa chance la sta valutando.
Nel decreto, inoltre, anche in questo caso un po’ a sorpresa il magistrato ha precisato che i rapporti di lavoro che fanno capo alla Gam continuano con l’acquirente (Agricola Vicentina dunque) ai sensi dell’articolo 2.112 del codice civile (che disciplina il mantenimento dei diritti dei lavoratori in caso di trasferimento d’azienda). Dunque, tutti i 300 operai e impiegati in carico alla Gam attraverso il fitto di ramo d’azienda firmato qualche anno fa con Solagrital, ‘passano’ con lo stesso inquadramento contrattuale al gruppo Amadori? Una clausola sociale su cui le maestranze non speravano. Perché nel bando di vendita non ce n’era traccia.