Si è svolto ieri a Palazzo Gil l’evento organizzato dalla Commissione regionale per la Parità e le Pari opportunità in occasione della Giornata mondiale per il contrasto alla violenza di genere dal titolo “Donne: Dove Osiamo Noi Nessuna Esclusa”. “Contrastare la violenza, e non solo quella contro le donne, è un dovere di tutti”, ha detto la moderatrice Pina Petta. La mattinata, ricca di interventi qualificati per le scolaresche, ha registrato in particolare l’interazione tra gli studenti e Fabrizio Perrone, ufficiale dell’Arma dei carabinieri e ingegnere, al quale sono state rivolte numerose domande sui reati che possono essere commessi, a volte inconsapevolmente, usando internet. Subito prima erano intervenute le due wister Annamaria Arcese e Tiziana Medici relazionando, rispettivamente, su l’e-book Yes Westem e sulla gestione della reputazione virtuale. Wister sta per Women for Intelligent and Smart Territories ed è una rete di donne che si propone di informare e segnalare notizie ed eventi riferiti alle tematiche di genere, con particolare riguardo alle nuove tecnologie.

Il pomeriggio si è aperto con l’introduzione della presidente della Commissione, Gabriella Faccone, che ha affermato: “L’assenza della politica ci mortifica. Però noi non molliamo e andiamo avanti con una prospettiva che si basa su tre parole chiave: consapevolezza, cultura e parole. Perché le parole formano i pensieri e ai pensieri seguono le azioni”.

Anche la Consigliera regionale di Parità e Pari opportunità, Giuditta Lembo, chiamata per i saluti, ha posto l’accento su questa nota dolente: “Dispiace che la politica non presti attenzione ai nostri allarmi perché noi, istituzionalmente, siamo le sentinelle del territorio. Siamo noi che, ricevuti gli stimoli dalla realtà, possiamo rappresentarne la cartina al tornasole. L’augurio resta sempre quello di una collaborazione fattiva nella battaglia”.

“Quando sono venuta in Molise, sedici anni fa, i politici mi dicevano che questa regione era un’isola felice – ha detto la ginecologa del consultorio di Campobasso Ignazia Roccu -. Invece, solo nel primo anno di lavoro mi sono capitati dieci casi di ragazzini abusati”. La relatrice è quindi passata ad illustrare le storie di violenza su cui si è trovata ad intervenire nello svolgimento della sua professione. Come quella di Ludovica che dopo 11 gravidanze, tra cui cinque interrotte volontariamente e un aborto indotto dalle botte dell’ex marito, ha voluto un figlio dal nuovo compagno perché “gli altri non erano figli dell’amore”. O la storia di Giulia, vittima di uno stupro di gruppo, abbandonata dalla famiglia perché bisessuale. O ancora la storia di Chiara, una bimba di nove anni che non parlava più dopo gli abusi di uno zio subiti in cameretta mentre la famiglia era in salotto durante una festa di compleanno. “Perché violare non significa solo entrare in un corpo ma anche nell’anima” ha concluso la dottoressa.

Brevi saluti sono quindi stati fatti dal sindaco di Campobasso e presidente della Provincia, Antonio Battista, e dal consigliere regionale Vincenzo Niro. Il primo ha ricordato la recente attivazione del Centro antiviolenza e ascolto nel capoluogo. Il secondo ha sottolineato l’importanza del rispetto della donna che passa prima di tutto per l’indipendenza economica.

La seconda relazione è stata affidata all’avvocato Elena De Oto che ha fatto una meticolosa carrellata delle leggi a tutela della donna e della parità a partire dagli anni ’30 del secolo scorso. “Non possiamo negare – ha spiegato – che in tutto questo tempo ci siano state grosse evoluzioni. Ma non basta. Bisogna fare ancora molto”. E poi ha aggiunto: “Se ho deciso di dedicare la mia carriera al diritto discriminatorio è proprio perché tanti anni fa sono stata io stessa discriminata”.

La relazione conclusiva della wister Annamaria Arcese è stata tutta incentrata sulle molestie sessuali sul lavoro nel sistematico confronto con le metodologie utilizzate negli Stati Uniti d’America. “In California – ha affermato –, quando si entra in un’azienda, entro i primi sei mesi devi fare un corso di formazione per difenderti dalle molestie. Il problema è prima di tutto socio-culturale. A me sono capitate tante molestie e, in un caso, ho dovuto chiedere il trasferimento obbligandomi a fare la pendolare Roma-Torino per due anni”.

Il convegno si è concluso con il monologo “Ti amo da morirNe” scritto e diretto da Mena Vasellino che lo ha anche magistralmente interpretato.

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