Un accenno durante la conferenza stampa convocata sui tagli al budget della sanità convenzionata. Veloce ma incisivo: «Speriamo di sciogliere anche il nodo della Gam, nel senso che Amadori sia coraggioso fino in fondo. Che non dica e poi non faccia…». Giancarlo Bregantini interviene su una delle vertenze più complesse di questi mesi. Che lui, da arcivescovo della Diocesi di Campobasso-Bojano, ha seguito con continuità.
Aggiudicati i beni ad Agricola Vicentina a inizio novembre, il primo incontro al Ministero non è andato come in tanti speravano, i tempi – lo hanno reso evidente le dichiarazioni del pool di legali e del direttore del personale dell’azienda di Cesena che hanno partecipato al tavolo del Mise – non saranno rapidi. Sopralluoghi, nodi giuridici da sciogliere, una cessione che già sulla carta appare complicata. Se però Amadori utilizza tutti i 120 giorni che ha a disposizione per chiudere il trasferimento dei beni, cosa ne sarà dell’incubatoio che attualmente produce in conto lavorazione per Aia (il contratto scade il 31 dicembre)? Incubatoio che rappresenta il famoso ‘lumicino’ rimasto acceso, l’unico asset della filiera ancora in attività e che per questo giustifica il prolungamento degli ammortizzatori. Se dovesse chiudere, la proroga della cassa straordinaria – pur concessa – dovrebbe essere revocata. Le attività di studio, dei luoghi e degli intrecci societari da parte dei tecnici e degli avvocati di Amadori, sono inoltre propedeutiche alla redazione del piano industriale. Così hanno detto a Roma i rappresentanti del colosso romagnolo. Buone intenzioni a più riprese dichiarate e suggellate dal brand. In concreto però il primo mese è già trascorso senza sostanziali novità.
Tanto che i sindacati hanno chiesto un incontro urgente alla Regione e ad Agricola Vicentina per fare il punto prima del secondo vertice previsto nella Capitale il 16 dicembre. Un cambio di registro. Finora, infatti, la posizione era stata molto più conciliante. Nessuna sigla, tranne l’Usb, è intervenuta quando si è registrato un primo intoppo. Persa la battaglia per l’aggiudicazione dei beni, il competitor di Amadori – la società abruzzese Dasco – ha rilasciato immediatamente i beni, come previsto dal contratto di affitto. Invitata a subentrare anche perché il suo amministratore aveva dichiarato la disponibilità a farlo – nell’udienza del 27 ottobre e poi alla stampa -, Agricola Vicentina non ha ritenuto ci fossero i presupposti. E ha declinato, rinviando l’intera questione all’incontro che si è poi svolto al Mise. Così a gestire l’incubatoio è tornata la Regione con la Gam. Che però è in concordato, che possa continuare fino a marzo è un’ipotesi difficile da concretizzare.
In questo quadro incerto, nonostante le premesse lasciassero presagire un’evoluzione positiva più stabile e in tempi rapidi poiché i beni della filiera avicola molisana se li è aggiudicati il secondo player italiano del settore, il vescovo di Campobasso rompe il silenzio. Era intervenuto, con ben altre parole, quando l’affitto fu assegnato alla Dasco, unica azienda a rispondere al bando di giugno. E oggi sfida il clima, rischiando magari un’accusa di tifoseria (che sarebbe fuori tempo massimo visto che la partita fra i due concorrenti è finita). Alla società commerciale della cooperativa Sagem, Bregantini infatti diede fiducia e dopo la conferenza stampa spiega anche perché: «Espressi la mia fiducia piena alla Dasco perché si era ben avviata. Abbiamo riserve critiche per ora nei confronti di Amadori, però siamo lieti di vedere i fatti come loro li hanno promessi. Ma da un insieme di circostanze noi temiamo che il gioco dei tempi che slittano in avanti, anche se per ora è congelata la tensione con la cassa integrazione rinnovata, questa mancata soluzione danneggi il Molise, ancora una volta dentro dinamiche giuridiche o burocratiche assurde. Bisogna favorire invece, lo dico anche al mondo della magistratura, chi è serio, chi si è dato da fare in maniera positiva, chi in tempi non sospetti ha presentato in maniera globale un piano di risanamento dell’azienda, progressivo». Dal presule, sembra chiaro, anche un ammonimento ai sindacati. Quando, in particolare, torna sul tema del contratto. La Dasco utilizzò per l’incubatoio quello dell’agricoltura. Ci furono polemiche, agli operai Gam è applicato quello dell’agroindustria (un’eccezione nel panorama nazionale). Bregantini avverte un rischio, su questo fronte e su quello della riassunzione di tutte le maestranze: «Permettemi di parlar chiaro. Siccome si vuole subito la dimensione industriale e la riassunzione di tutti e non progressiva, l’azienda che volesse far questo si troverà con un peso economico così grande che rischia o di rinviare o di rinunciare». Non è che Bregantini non si fidi di Amadori. Al contrario, afferma: «L’obiettivo che hanno è alto e globale. Ma non vorrei che la mancata mediazione sui tempi e sui modi negasse di fatto la concretezza operativa». Questo il nodo da sciogliere e subito, conclude l’arcivescovo, sedendosi attorno ad un tavolo «serenamente con l’aiuto di Roma».
Fate lavorare chi sa fare impresa, ossia chi ha rilevato l’azienda. Finitela con i vostri se e ma, ed abbiate l’umiltà di seguire chi, come i cesenati, e’ garanzia di produttività e creazione di ricchezza per un intero territorio. Recatevi in Emilia-Romagna per capire quello che sto dicendo. Ma lo avete capito che questa è l’ultima chance di rinascita, o vi occorre un disegno? Per questo il Sud è sempre un passo indietro!!!