Il consigliere regionale Michele Petraroia si fa sentire con un’accorata nota in tema di strutture tecniche di supporto al mondo del lavoro, richiamando a gran voce la necessità di un potenziamento del servizio regionale.

«Tra gli altri effetti prodotti dalla larga vittoria del No al Referendum sulle modifiche alla Costituzione – scrive – c’è da registrare il mantenimento delle competenze in materia di lavoro alle Regioni così come disciplinato dall’articolo 117. Ciò comporta, dopo lo svuotamento irresponsabile delle Province, che siano le Regioni a programmare ed assicurare la funzionalità dei Centri per l’Impiego e dei Servizi per il Lavoro sul proprio territorio. Il responso popolare ha stoppato l’accentramento di queste funzioni in capo allo Stato e ha rimesso in discussione tutti i provvedimenti legislativi approvati dal Governo Renzi su queste materie nell’ultimo triennio. La legge Delrio ha cancellato le Province ed il Jobs Act ha dato vita all’Agenzia Nazionale per le Politiche del Lavoro che avrebbe dovuto assorbire, oltre a Italia Lavoro, anche i Centri per l’Impiego per gestire le Politiche Attive, il Collocamento e tutti i Servizi per il Lavoro. In attesa del Referendum, il precedente Governo dando per scontato l’approvazione delle modifiche costituzionali ha varato leggi, decreti attuativi e adottato circolari finalizzate a creare i presupposti per far gestire allo Stato tutte queste funzioni, non prendendo minimamente in considerazione la possibilità di un pronunciamento referendario negativo. Per due anni si è proceduto con delle Intese ad hoc in Conferenza Stato-Regioni per trasferire in via provvisoria le funzioni del collocamento dalle Province alle Regioni con soluzioni pasticciate sul personale, sui contratti a termine e sul rapporto con le società esterne che gestivano per conto delle Amministrazioni Provinciali parte delle attività. La palude in cui versano i Servizi per il Lavoro in Italia scaturiscono da un errore politico madornale del Governo Renzi che ha anteposto l’approvazione di leggi ordinarie come il superamento delle Province ed il Jobs Act alla riforma della Costituzione che in termini giuridici doveva precedere il riassetto istituzionale. A che serve l’Anpal se dal 5 dicembre la competenza delle politiche attive è stata confermata in capo alle Regioni? Quel personale e quei costi, calcolati anche nel taglio dei finanziamenti comunitari e nazionali alle Regioni, meritano di essere assegnati nuovamente alle comunità regionali. Il confronto su questi temi è molto complesso ed il Molise non può continuare ad approcciare queste problematiche in uno stato confusionale drammatico, con strutture tecniche fragili, dispersione di competenze, pochi strumenti operativi e mille affastellamenti prodotti dal falso convincimento che dal 5 dicembre il tutto sarebbe tornato in capo allo Stato. Urge potenziare con la massima sollecitudine il Dipartimento Lavoro della Regione Molise per evitare di mandare allo sbaraglio il Governo Regionale. Se non si consolida il Dipartimento Lavoro continueranno a moltiplicarsi in negativo i deprecabili ritardi nei pagamenti dei tirocini di Garanzia Giovani, il silenzio assordante sulla vertenza dei 25 operatori a termine dei Centri per l’Impiego, la mancata pubblicazione dei bandi dei 48 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo 2014-2020, l’assenza di progetti sulle Politiche Attive, sui lavori di pubblica utilità o quelle più preoccupanti inerenti la mancata profilazione dei lavoratori delle aree di crisi del Molise».

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