C’è la prima unione civile anche in Molise. In queste ore, a Campomarino, una coppia gay ha deciso di fare il grande passo e di unirsi civilmente. La coppia, Carlo di 50 anni e Massimiliano di 45, convola in unione dopo 20 anni di amore. Si sono conosciuti in un locale dell’Emilia Romagna e dal 2003 vivono a Campomarino, comune nel quale resteranno anche dopo la celebrazione del rito.
La coppia si trova bene nel comune molisano. Carlo ci ha riferito: “Non ci siamo mai baciati in pubblico, ma se sai come comportarti e rispetti gli altri vieni allo stesso modo rispettato”. Lui e il suo compagno, trasferitosi dall’Emilia Romagna proprio a causa di questo amore dicono di vivere bene nel comune rivierasco molisano e di non aver mai subito atti di omofobia. Per loro Campomarino è un paese adatto alla nascita di famiglie arcobaleno.
Soddisfatta di questa prima unione civile in Molise anche l’Arcigay regionale. La presidente Luce Visco si è detta emozionata per questo avvenimento e invia alla coppia gli auguri per una vita felice insieme.
“Finalmente il muro omertoso che ci separava dalla civiltà è stato abbattuto – ha dichiarato – perché finalmente due uomini hanno deciso di coronare il loro sogno d’amore, dopo venti anni di legame, celebrando la prima unione civile in Molise, compiendo così un passo storico che ci auspichiamo, noi di Arcigay, che dia il via ad un’onda arcobaleno di unioni. Speriamo che questo sia un esempio per tante coppie, che vivono il loro amore nella nostra regione che temono ancora il pregiudizio, vivendo lo stigma sulla loro pelle e decidendo così di non vivere il loro amore alla luce del sole. Auguriamo a questi due sposi di amarsi follemente fino alla fine dei loro giorni e siamo riconoscenti perché abbattono il muro omertoso che si era creato in Molise compiendo un passo storico. Un passo fondamentale perché la nostra realtà ha modo ancora di più di aprirsi a questi temi. Con la nascita di Arcigay abbiamo già visto che la discriminazione è in diminuzione e che trovano il coraggio di fare coming out, cosa che prima della nascita di arcigay non avveniva”.
Mi lascia molto perplesso la nostra capacità, tutta italiana, di scimmiottare solo il peggio proveniente dall’estero. Mai una volta che scimmiottassimo la lotta all’evasione fiscale, la meritocrazia, la lotta contro sprechi e clientele. Di conseguenza, ritengo molto poco credibile una legge del genere, così come la ritengo un grande passo indietro rispetto al concetto stesso di civiltà. Dire che l’unione di due persone dello stesso sesso è un matrimonio è come dire che la Cina è un Paese di destra! Non si può sempre relativizzare tutto a proprio uso e consumo, non si può pensare che, per puri sfizi personali, la società debba piegarsi a leggi che sviliscono il concetto di matrimonio. L’unione procreatrice è quella fra maschio e femmina, punto. Poi vi posso raccontare che ho avuto il premio Nobel per la fisica, che sto scrivendo un trattato di storia anziché un commento ad un articolo giornalistico, ecc. ecc. Abbandonarsi al relativismo etico, morale, ideologico porta soltanto ad una babele, e la storia ce lo ha insegnato in tante circostanze, tanto è vero che ci sono stati dei clamorosi passi indietro. Il Parlamento che ha approvato la legge, inoltre, non ha proprio le carte in tavola per parlare di matrimonio: tra fedifraghi, pluridivorziati, separati, gente sessualmente non identificata c’è l’imbarazzo della scelta. Suvvia, abbiamo il coraggio di ammettere che si è commessa una grande ingiustizia verso chi nel matrimonio ci crede! L’Italia ha bisogno di ben altro per essere un Paese “civile”, visto che vi piace tanto questo termine: innanzi tutto una lotta senza quartiere ai furbetti dello scontrino e della ricevuta fiscale, piaga che sta creando fortissime sperequazioni sociali e che sta costando al Paese almeno 100 MILIARDI di Euro all’anno, in secondo luogo guerra dichiarata a tutte le forme di corruzione che hanno affossato intere regioni, in terza analisi la ripartenza di interi settori produttivi attraverso un regime fiscale e contributivo più benevolo, infine rafforzamento degli organici delle forze dell’ordine per un maggiore e più efficace controllo del territorio. E noi abbiamo perso tempo per un accessorio quando in inverno la prima cosa di cui dotarsi per non patire il freddo è un cappotto??
Di “civile” non c’è proprio nulla. Equiparare l’unione di due dello stesso sesso ad un matrimonio eterosessuale è una blasfemia. Matrimonio, per chi non lo sapesse, deriva da “mater” (madre, quindi donna) e “munus” (dovere, compito). L’unione di due dello stesso sesso non riflette affatto questo concetto. Altrimenti possiamo immergerci nel relativismo che tanto piace alla nostra società perché fa comodo, possiamo dire tutto e il contrario di tutto, possiamo affermare che questo non è un messaggio ma una Ferrari! Che certe cose, idee, pensieri vadano di moda, e per giunta senza adeguata documentazione, lascia il tempo che trova. Rimane un inconfutabile dato di fatto: se determinati provvedimenti come quelli sulla lotta all’evasione fiscale, ben più necessari al nostro Paese, fossero stati votati con la stessa velocità con cui è stata votato il disegno di legge Cirinnà, adesso staremmo a galla. Da non dimenticare, se non si vuole avere la memoria corta, che la Cirinnà, pluridivorziata, è proprio l’ultima a dover dare lezione sul concetto di matrimonio e di unione stabile. Mi auguro che sempre più sindaci si rifiutino di celebrare l’antitesi delle nozze. Ne hanno facoltà, checché se ne dica.