Antonio Di Pietro resta senza stipendio. Da presidente di Pedemontana, società autostradale che fa capo a Regione Lombardia, non potrà beneficiare dei 60 mila euro annui previsti come stipendio.

A spiegare la storia – e il relativo polverone – ci ha pensato il Corriere della Sera che ha dedicato ampio spazio alla vicenda del molisano Tonino Di Pietro.

La polemica. Spiega il Corriere che “il tentativo della giunta di aggirare la legge che vieta ai pensionati di ottenere nuove retribuzioni pubbliche è fallito. L’emendamento al bilancio è stato ritirato. Troppe polemiche, anche nella maggioranza di centrodestra. In particolare da Forza Italia, che non ha mai perdonato il «nemico», né digerito la sua nomina”. In sostanza la giunta leghista di Maroni ha affidato l’incarico che, però, non è andato giù nemmeno all’alleato Forza Italia, per non parlare della minoranza.

“Ha già la pensione e il vitalizio parlamentare, una deroga sarebbe una presa in giro per i cittadini”, avverte il M5S. Il Pd, che pur gli riconosce meriti gestionali, contesta la legittimità dell’operazione pensata per aggirare la legge. “È una legge sbagliata che va modificata profondamente — taglia corto Di Pietro — perché penalizza le professionalità e rischia di essere controproducente per le stesse istituzioni che con questa norma sono costrette a rinunciare a fior di professionisti”. Quanto alla deroga inventata dalla Regione, l’ex pm si difende: “Quando sono arrivato ho fatto mettere a verbale del cda che, in assenza di una deroga alla legge, non avrei ritirato lo stipendio che la società mette a disposizione. Ho lavorato quindi sei mesi senza percepire un euro. Lavoro notte e giorno ma non ho chiesto nulla. Posso però ringraziare presidente e giunta per la sensibilità dimostrata. Ripeto: è stato il mio servizio civile. Come tutte le cose ha un inizio e una fine”.

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