Il vescovo di Campobasso-Bojano Bregantini rivolge il suo pensiero sul Natale e lo fa scegliendo l’aggettivo pensoso alla festa della nascita di Cristo.

«Natale pensoso – scrive nel suo messaggio augurale – quello di quest’anno. Soprattutto, perché ci chiede di cogliere il suo messaggio centrale: ogni gesto di male non resta mai impunito. Non si può bombardare Aleppo, oggi sotto la neve, pensando che bastino le ragioni di stato. Con il rischio di dimenticare le ragioni e le condizioni della gente che vi abita. Nulla va mai tenuto in secondaria importanza. Ma tutto deve essere ben valutato. Il potere e la politica siano sempre in grado di ascoltare la voce dei piccoli e dei poveri. Come avvenne, appunto, nella notte di natale, tempo per cercare la gioia vera e a capire i criteri della vera grandezza delle cose e delle persone. La grotta di Betlemme non è solo un simbolo che parla. E’ il luogo dove la potenza dell’ineffabile avvolge tutti gli umili della terra, con le ali aperte della speranza. Quella grotta dona conforto ai nostri tempi, alle tribolazioni che stiamo attraversando. La grotta è il centro del Mondo. Quella grotta è il nostro rifugio e il nostro fronte! È la speranza per il nostro Molise! Il tema del lavoro ci è sempre accanto e ci sia sempre a cuore. Le questioni dell’azienda Gam! Le questioni sciolte e  ora risolte della Cattolica! Il cuore di ciascuno di noi sia sempre attraversato da un cuore di speranza e di coraggio verso il futuro. Bisogna ascoltare la voce della gente per affrontare con scelte corresponsabili la volontà di sanare il male senza mai perdere la speranza! Perché i criteri sono rovesciati: ciò che è perdente è vincente. Un capovolgimento che segue la ricchezza della logica divina e non quella umana come fecero i pastori, come fecero i Magi che seguirono la Stella per incontrare il piccolo Gesù, nato in una grotta. E i pastori diventano “pellegrini della Luce” in piena notte, icona di protezione e di esempio per quanti camminano nella meravigliosa esperienza di assumere i criteri di vera grandezza del Re Gesù, che fa di una stalla il suo palazzo, della paglia il suo mantello, degli angeli la sua corona, del canto dei pastori il suo scettro. Così deve camminare la politica e la vita sociale. Siamo grati a quei pastori, figure che ritroviamo lungo le colline del presepe, in cammino verso la stalla di Betlemme».

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