Primo Piano Molise ha pubblicato oggi (lo trovate in edicola) uno speciale di 5 pagine dedicato alla speranza per il nuovo anno. E ha chiesto a persone considerate “ispiranti” di scrivere una lettera che spieghi perché c’è ancora speranza per il futuro. Questa di seguito è la lettera di una mamma che ha perso suo figlio in un incidente qualche mese fa e che ha salvato la vita di altre dieci persone donandone gli organi.
“Questa lettera che scrivo per il Natale, quest’anno un Natale che non è più tale, vorrei indirizzarla a una persona speciale. Alla donna che ha nel petto il cuore di mio figlio. So poco di lei, solamente che è di Palermo e ha 33 anni. E’ una mamma: ha partorito da poco. Ed è a lei che penso mentre sto scrivendo. A lei dico: adesso che il cuore di mio figlio batte nel tuo petto, abbine la cura che io non posso più avere. Non hai più due figli, ma tre. Hai pure il mio. E ti chiedo di accudirlo come farei io, come solo una mamma può fare.
Il cuore è lì, altri organi del mio bambino invece sono andati ad altre persone. A dieci in totale. E vivono ancora in loro. Il mio Antonio avrebbe voluto così e noi, io e mio marito, abbiamo deciso che sarebbe stato il modo migliore di onorare la sua memoria. Voleva fare il dottore: era il suo sogno. E così crediamo di averlo aiutato a seguire quell’aspirazione nonostante lui non ci sia più.
Voglio raccontarla la storia di mio figlio. Perché anche adesso che non è più con noi può insegnare ancora tanto. Lo sta facendo anche con noi, con me.
A settembre era con il suo scooter insieme agli amici. E’ scivolato, è stato un secondo. Ha battuto la testa, proprio quella parte di lui che amavo tanto. Così intelligente, così pronta a scoprire il mondo. Aveva solo 16 anni il mio bambino. Dopo quattro giorni in ospedale ci ha lasciato. Ho sperato così tanto, ho pregato da consumare tutte le parole. Non è servito. Per lui non abbiamo potuto fare nulla se non stargli accanto. E donare gli organi che abbiamo potuto. Un po’ del mio bambino vive in altre 10 persone e continua a percorrere il mondo come se nulla fosse successo.
Lo vedo ancora davanti agli occhi, il mio bel Antonio. Ci teneva così tanto alla sua bellezza: dopotutto era un adolescente e a quell’età ci pensi. Voleva sempre essere in ordine, pulito. Ricordo che faceva tante docce al giorno per essere sempre al meglio della forma. Mi mancano. Mi manca lui.
Mi diceva sempre: “Mamma non ti preoccupare”. Adesso che non è più con me vorrei tanto dirgli che sì, non mi preoccupo. Spero solamente che sia felice dove si trova in questo momento. E’ il pensiero di ogni genitore quello di sapere felici i propri figli, ovunque siano. In Tv sento spesso di tragedie come la nostra, di genitori che perdono i loro figli e non posso far altro che pensare che anche loro, come me, devono aggrapparsi ai ragazzi che restano: è l’unico modo per andare avanti. Io mi aggrappo a mia figlia Giusi e agli amici di Antonio.
E’ strano, adesso che mi manca un pezzo di me, il mio amato Antonio, mi sembra che tutti i ragazzi del mondo siano un po’ anche miei figli. E’ a loro che vogliono parlare e dire la cosa più importante che Antonio mi ha insegnato con la sua vita. A loro vogliamo trasmettere la sua eredità morale. Lo abbiamo fatto scrivere anche sulla sua lapide: “Provate a credere al sogno della vostra vita”.
Fatelo ragazzi! Credete ai sogni della vostra vita e seguiteli. Antonio lo avrebbe fatto: facciamo in modo sia da insegnamento per tutti”.
Antonella Tomizzi