Gli asfalti delle strade dell’Alto Molise e dintorni fanno, in gran parte, letteralmente pietà, non tanto come conseguenza per le abbondanti nevicate dello scorso inverno, che pur hanno peggiorato di molto la situazione, quanto per uno stato di fatto già cronicizzato per incuria o disinteresse, spesso per abbandono. Gli automobilisti devono essere assolutamente informati sulla pericolosità specialmente di alcuni tratti della Trignina o della Sangritana, le quali, proprio perché strade considerate a scorrimento veloce, possono trarre in inganno, presentando situazioni in cui l’asfalto presenta buche o malformazioni tali da rendere la sede stradale assai insidiosa, specie per coloro i quali non sono della zona. Ciò comporta, oltre al pericolo, un maggiore isolamento dei paesi montani dell’Alto Molise.
Infatti, sta diventando sempre di più impercorribile il tratto della strada che, ricadente nella provincia di Chieti, da Rosello porta al bivio tra Pescopennataro ed Agnone; e sembra essere fatto apposta perché non venga raggiunto l’Alto Molise o perché da questo territorio non si pervenga verso la Sangritana all’altezza di Villa Santa Maria. Inoltre, il fondo stradale della Sangritana, specie tra Sant’Angelo del Pesco e l’uscita per San Pietro Avellana presenta tali e tante buche (alcune di dimensioni spropositate) che mettono a repentaglio la sicurezza dei mezzi e dei passeggeri, specialmente di notte in quanto situazioni non segnalate persino per una velocità moderata. E questi sono soltanto gli esempi più eclatanti, ma l’elenco potrebbe riguardare quasi tutte le strade gestite dalle province e dall’Anas.
Le considerazioni da fare sarebbero davvero numerose, a partire dal fatto che gli automobilisti pagano una infinità di tasse, specialmente con il bollo e con le imposte sulle benzine, per poi trovarsi strade pericolose, specialmente per gli asfalti spesso sbriciolati e con buche inammissibili. Inoltre, si sa, strade più agevoli con asfalti più sicuri facilitano i transiti e le comunicazioni con le montagne altomolisane, le quali, già praticamente “isolate” per buona parte dell’anno, potrebbero aprirsi meglio al turismo di primavera (con la Pasqua ormai alle porte) e a quello estivo.
Sarebbe il caso che le istituzioni territoriali interregionali facessero il punto della situazione per realizzare interventi decisivi per la viabilità delle nostre montagne. E non sarebbe fuori luogo andare ad un convegno pubblico per contribuire pure a mettere a punto efficaci e adeguate strategie valide per un vero “turismo tutto l’anno”, specie in tempi in cui crisi di vario genere potrebbero mettere nel dimenticatoio un territorio che non merita l’abbandono già in atto.