Non c’è correlazione tra terremoto e ondata di freddo. E poi il sisma non può essere previsto. Ma ci sono delle armi che possono essere utilizzate, come la prevenzione. A chiarire quello che sta succedendo è il presidente dell’ordine dei geologi del Molise, De Lisio.
Torna in Molise la paura del terremoto, gli eventi recenti risvegliano vecchie angosce e generano nuovi timori. L’invito del Presidente dell’Ordine dei Geologi del Molise è chiaro: “Diffidate da previsioni senza fondamento scientifico”.
I falsi profeti. In seguito ai nuovi eventi sismici registrati nell’area già colpita dal sisma dello scorso agosto ed ottobre torna la paura tra la gente, memore dei tragici eventi di San Giuliano di Puglia e del vicino Abruzzo, sotto lo spettro della sismicità del Matese che incombe minacciosa.
Come se non bastasse, non è mancata sulla rete una intensa opera di controinformazione relativamente a presunti scienziati senza titoli che si sono avventurati in previsioni di eventi futuri, alimentando preoccupazioni in un tessuto sociale già duramente provato.
“La recente attività sismica che si sta verificando in Italia Centrale – ha dichiarato Giancarlo De Lisio, Presidente dell’Ordine dei Geologi della Regione Molise – mostra evidentemente anche ai più scettici, qualora fosse necessario, come gli eventi sismici non siano esattamente prevedibili nella tempistica, nella localizzazione e nell’intensità”.
“L’invito alla popolazione – prosegue De Lisio – è quello di diffidare da chiunque diffonda notizie prive di fondamento scientifico inerenti a presunte previsioni di terremoti o perfino fantascientifiche correlazioni tra un terremoto ed il gelo o caldo anomalo, al solo scopo di trarne una visibilità mediatica e/o di altra natura.
La verità è solo una: sappiamo con certezza quali sono le zone a più alta pericolosità sismica dove cioè sono maggiormente probabili eventi sismici; lì ci sono delle faglie attive che storicamente hanno generato terremoti e che purtroppo continueranno a farsi sentire”.
Convivere consapevolmente con tale pericolosità vuol dire quindi prendere coscienza che in tali aree i terremoti, anche forti, accadranno, potrà succedere domani, tra un anno o 100 anni, ma succederà.
La prevenzione che non c’è. A partire dalla pianificazione territoriale e da una conoscenza del territorio dettagliata e consapevole, come sottolinea ancora De Lisio: “fondamentale è dunque ‘essere armati’ contro i terremoti, sia con edifici ed infrastrutture ben progettati (partendo dalla approfondita conoscenza geologica del sottosuolo locale), sia con una corretta informazione e ‘formazione’ dei cittadini, nella consapevolezza che la convivenza con i terremoti è possibile solo accettando razionalmente tutte le manifestazioni che la natura ci propone, mediante atteggiamenti responsabili e lungimiranti.
Purtroppo troppo spesso noi geologi molisani siamo chiamati e considerati sempre durante le emergenze connesse ad eventi calamitosi, dimenticati invece nei momenti di programmazione, di progettazione delle opere e nelle stesse norme che la stessa Regione emana. Sappiamo benissimo cosa fare per prevenire gli effetti dei terremoti, dei fenomeni franosi, di alluvioni etc… ma logiche occulte spingono le scelte politiche verso l’intervento post-evento, per sanare (discutibilmente) ciò che consapevolmente e con malinconica indifferenza è stato generato”.
“Potremmo e vorremmo invece svolgere un ruolo fondamentale – incalza il Presidente De Lisio – mettendo il nostro sapere a disposizione della collettività per la messa in sicurezza del territorio regionale e nella formazione dei cittadini in maniera preventiva, senza aspettare l’emergenza, partendo dalle scuole”.
Su tale tematica interviene anche il consigliere nazionale dei geologi Domenico Angelone riportando in un quadro più generale le denunce del suo presidente De Lisio: “è inaccettabile che ancora una volta si debba intervenire sulla stampa ed in trasmissioni televisive per spiegare le cause di tanto dolore; è inconcepibile come l’assenza di considerazione dei geologi e della geologia, sia a livello centrale che periferico nella stesura di norme, ordinanze e decreti, ancora non sia stata additata come una gravissima omissione morale. Lo diciamo con forza: siamo in grado di stabilire a priori quali sono le aree che subiscono le maggiori amplificazioni sismiche al suolo perché le motivazioni sono esclusivamente geologiche e morfologiche, siamo in grado di leggere sul territorio quali sono le faglie capaci di rilasciare terremoti, siamo in grado di individuare aree potenzialmente a rischio frane e siamo in grado di fornire indicazioni per mitigare tali effetti. La parola geologia spaventa ancora troppo i decisori che finalmente dovrebbero capire che è l’unica via”.
Io speriamo che me la cavo. L’ordinanza 11/2017 sulla ricostruzione delle aree colpite dal terremoto del 24 agosto e del 30 ottobre, difatti è il classico esempio di come tali affermazioni siano veritiere, senza scomodare le redigenti Norme Tecniche per le Costruzioni e diversi altri provvedimenti che lasciano i geologi e la geologia al margine, come se fossero un problema più che una risorsa.
A tal proposito – conclude De Lisio – nel terzo millennio, ancora siamo costretti ad intervenire con diffide, denunce e segnalazioni per obbligare comuni, province e regione a tenere in debita considerazione la conoscenza geologica prima di qualsiasi intervento sul territorio, come tra l’altro prevede la normativa. D’altra parte l’esiguo numero di geologi presenti nella pianta organica della Regione Molise (in provincia di Campobasso uno solo, in Provincia di Isernia nessuno) e l’assenza di geologi in tutti i comuni della regione la dice lunga su quanto siamo distanti da una vera politica di prevenzione e di quanto i cittadini molisani siano tutelati dalle proprie istituzioni”.
Basta quindi con la politica dell’emergenza e di un approccio tipo “io speriamo che me la cavo”.