Quella di stamattina è la prima assemblea degli operai Gam dopo la firma degli accordi con Amadori per il rilancio della filiera.
Convocati dalle rsu, i dipendenti dell’azienda di Bojano – 280 in cassa integrazione fino al 4 novembre – faranno il punto sul contenuto delle intese. E, secondo le indicazioni trapelate alla vigilia, soprattutto sugli impegni presi dalla Regione sia per quanto riguarda gli ammortizzatori sia per quanto riguarda le misure di politica attiva destinate a chi non troverà ricollocazione nel nuovo corso.
In base al decreto Milleproroghe, la cassa straordinaria potrà essere prorogata per altri 12 mesi (la Gam ha sede in un territorio dichiarato area di crisi industriale complessa). C’è una quota, però, a carico dell’impresa che la Gam non può sostenere essendo in concordato. Si tratterebbe di circa mezzo milione di euro. La Regione ha dichiarato l’intenzione di far fronte all’onere, ma bisogna trovare i fondi in bilancio. Da Roma, poi, ancora nessuna novità per l’accesso alla Naspi: c’è attesa per la risposta dell’Inps nazionale al quesito posto dall’assessore alle Attività produttive Veneziale.
Sul fronte della ripresa, poi, i tempi che Amadori ha dichiarato sono differenziati e non immediati: 10 mesi dall’avvio della ristrutturazione per l’incubatoio, non meno di tre anni per il macello. Il numero di occupati del bacino che il colosso di Cesena stima di reimpiegare è pari a 170 a regime. Sono 110, quindi, gli esuberi. Di questi, 68 non sono compresi negli elenchi allegati all’accordo sindacale, poiché quell’intesa circoscrive a 212 il bacino Gam cui Amadori farà riferimento (coloro che erano impiegati negli impianti compresi nel primo lotto, quello acquistato da Agricola Vicentina nella procedura di vendita). Da sindacati e Regione rassicurano: le politiche attive e passive fanno riferimento comunque a tutta la platea. Ma il dato ha comunque allarmato le maestranze e riportato fibrillazione.
Per gli esuberi, comunque, Palazzo Vitale sta lavorando ad una proposta di legge che disciplini l’incentivo all’esodo, l’autoimpiego, i lavori di pubblica utilità e l’accompagnamento alla pensione. Fondamentale è lo screening che con la profilazione dei 280 addetti assumerebbe una veste concreta per poter poi calcolare quanti usufruiranno dell’una o dell’altra misura e quanti invece aspetteranno di rientrare negli stabilimenti di Bojano quando riapriranno sotto le insegne di Amadori.