Il destino del collegio molisano per l’Ordine nazionale dei giornalisti sembra segnato. Ed è lo stesso che la commissione Vietti, con la sua proposta di revisione della giustizia di secondo grado basata su criteri demografici, aveva riservato alla Corte d’Appello di Campobasso. Vale a dire la soppressione. Se per il distretto giudiziario il pericolo, per ora, è scampato non si può dire lo stesso per l’Odg. La proposta di accorpare Abruzzo e Molise per l’elezione dei rappresentanti al Consiglio nazionale è anzi già passata in commissione alla Camera.
L’Associazione nazionale magistrati del Molise, che ha promosso il comitato a tutela della Corte d’Appello e della giustizia di prossimità, esprime quindi «piena solidarietà e sostegno all’Ordine dei giornalisti del Molise, nel suo condivisibile disaccordo rispetto alla proposta di sostanziale ingiusta soppressione della propria rappresentanza presso il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei giornalisti, attraverso l’accorpamento del Molise con l’Abruzzo».
Il presidente dell’Anm distrettuale Vincenzo Di Giacomo ricorda che «tra i principi-cardine della nostra Carta costituzionale vi sono quelli dell’autonomia e del decentramento, ed uno Stato sociale, quale quello delineato appunto dai nostri Padri costituenti, intanto è tale in quanto garantisce i servizi essenziali anche alle persone più bisognose ed ai territori più disagiati, che spesso sono anche quelli meno popolati. Anche le persone più bisognose e le aree più disagiate e meno popolate, difatti, hanno diritto a vedersi assicurati i servizi essenziali, al pari delle persone più abbienti e dei territori più agiati e popolati. E tra questi servizi essenziali vi sono non soltanto quelli come la giustizia, la scuola, la sanità, ma anche, e ciò tanto più al giorno d’oggi, la stessa informazione. Per cui, azzerare sostanzialmente la rappresentanza locale in sede nazionale dell’Ordine dei giornalisti significherebbe ledere irrimediabilmente questo servizio essenziale nella nostra realtà territoriale».
A me basterebbe che lo fosse a livello istituzionale, ma soprattutto alle Marche. Perché? Guardatevi intorno, contate le criticità non risolte o addirittura acuite, ed avrete la risposta.