Ha diviso il Parlamento e il Paese. Ma nella realtà, una volta in vigore, la legge sulle unioni civili ha avuto un impatto assolutamente modesto, soprattutto al Sud.
In otto mesi le unioni civili sono state 2.802 in tutta Italia. A fine dicembre erano 2.433 (altre 369 tra gennaio e fine marzo). Una sola in Molise.
La Camera, con la fiducia, ha detto il sì definitivo l’11 maggio 2016. A pochi giorni dal suo primo ‘compleanno’ Repubblica ne racconta l’impatto con dati che diventeranno ufficiali tra pochi giorni.
Come per altri indicatori economici e sociali, pure per le unioni civili l’Italia viaggia a più velocità.
I numeri sono maggiori al Nord e al Centro, al Sud invece «tra gente dello stesso sesso ci si sposa pochissimo o addirittura per niente», scrive Repubblica. Ammontano a 1.417 le unioni civili in Valle d’Aosta, Piemonte, Lombardia, Trentino, Friuli, Veneto e Liguria. Sono 1.093 quelle celebrate in Emilia e in Romagna, Toscana, Marche, Abruzzo, Umbria e Lazio. Solo 292 unioni sono state celebrate in Molise, Puglia, Basilicata, Campania, Calabria, Sicilia, Sardegna. «E, a scorrere le tabelle, colpisce il fatto che in Molise ci sia stata una sola unione. Che ve ne siano state soltanto due in Basilicata, una a Potenza e una a Matera. Che in Calabria si arrivi solo a otto. Le Regioni del Sud che tengono in alto i numeri sono solo la Campania con 105 unioni e la Sicilia con 75». Adesso – rileva il quotidiano di De Benedetti – «dovranno essere gli studiosi a spiegare se nel Sud non ci sono proprio persone dello stesso sesso che vogliono unirsi ufficialmente, oppure se le coppie omosessuali ancora si nascondono, magari perché rendere ufficiale il rapporto, e quindi l’unione, potrebbe avere conseguenze sul lavoro e la vita sociale».
Proiettando i numeri sull’intero 2017, secondo il sociologo Marzio Barbagli, autore con Asher Colombo della prima ricerca sulla popolazione gay in Italia, più o meno «diventeranno cinquemila alla fine dell’anno, e dunque circa il 2,5% sul totale dei matrimoni». Una percentuale simile a quanto accade nel resto d’Europa, dove le unioni civili sono il 2,1% del totale dei matrimoni.
Spiega, infine, la presidente delle Famiglie Arcobaleno Marilena Grassadonia: «Avevamo bisogno di una legge che garantisse i nostri figli. Invece oggi la nostra unica speranza resta la stepchild adoption concessa dai tribunali. E dunque molte coppie per adesso hanno scelto di non sottoscrivere l’unione civile».