Don Vincenzo Chiodi, candidato alle elezioni comunali di Isernia nella lista del Guerriero Sannita, torna a parlare dei provvedimenti contro di lui fatti recapitare dal vescovo della diocesi Isernia-Venafro. “Questa mattina quando mi sono alzato, dopo un sonno breve ma profondo, ho detto tra l’ironia e anche uno strano divertimento: “Ma posso ancora chiamarmi Don Vincenzo?”.
“Nel precedente decreto del 12 febbraio 2012, sono stato definito pericolosissimo per fedeli, laici e chierici. Alcuni miei amici avvocati e giudici mi hanno detto che molti giudizi non sono solo negativi, ma lesivi della mia dignità di cittadino italiano, oltre che membro della Chiesa. Quindi, ci sono i margini per denunciare il vescovo per calunnia. Ho chiesto a Roma il permesso per una denuncia, data la pervicacia nei miei riguardi del vescovo, assolutamente sprovveduto per quanto riguarda la conoscenza del Diritto Canonico”. E poi precisa che l’ultimo decreto, la cosiddetta “sospensione a divinis”, non gli è stato ancora “canonicamente consegnato”.
“Avevo di Mons. Salvatore Visco un giudizio assolutamente positivo, come ho affermato pubblicamente nel mio discorso di commiato, pronunciato nella Cattedrale di Isernia, riunita di tutti i miei amici fedeli e laici non praticanti. Ma, in questi ultimi mesi, il vescovo Visco mi ha fatto più male dei due vescovi precedenti. Ultimamente c’è stata una corrispondenza intensa con lui, dalla quale si evince l’ingenuità e la mancanza di conoscenza giuridica del mio caro vescovo. Un amico molto colto, una delle penne migliori di Italia, che ha letto la suddetta corrispondenza, con parole semplici e corrette mi ha detto: “Ma lasciatelo perdere…”; io, però, ho la tentazione di pubblicare tutto, confezionando due manifesti con le mie lettere e quelle del vescovo, per far capire a tutta la povera gente, che io amo con tutta l’anima, il percorso della vicenda”.