Finché si tratta di visualizzare o acquisire informazioni online, le cose non vanno malissimo: è possibile farlo nell’84,6% dei casi. La percentuale dei Comuni che permettono, sui propri portali, di effettuare anche il download (acquisire moduli scaricandoli dal sito) scende già invece di dieci punti (74,3). Inoltrare moduli per una pratica amministrativa? Qui le cose cambiano drasticamente: solo il 40,4% dei Comuni è attrezzato. Neanche 15 su 100, infine, consentono ai cittadini di avviare e concludere l’iter per un servizio richiesto (14,7%).
Ultima in classifica, la regione, per l’utilizzo del web da parte delle pubbliche amministrazioni. Lo afferma lo studio della Cgia di Mestre su dati Istat del 2015.
Tra tutte le Regioni, le Province, i Comuni e le Comunità montane presenti in Italia la percentuale di enti che offre la possibilità di avviare e concludere per via telematica l’intero iter di
almeno un servizio richiesto dall’utenza è pari al 33,8%: praticamente solo uno su tre è in grado di espletarla. La Pa maggiormente in “ritardo” è la Provincia: solo il 27,1% è in grado di “dialogare” e concludere on line la procedura richiesta dai cittadini o dalle imprese; sale al 28% per le Comunità montane, si attesta al 33,9% nei Comuni (con punte del 63 per quelli con più di 60.000 abitanti) per toccare il 59,1% tra le Regioni e le Province autonome.
Se si pensa che a rivolgersi agli enti pubblici non sono solo i cittadini per certificazioni private ma anche le aziende, che sono invece sempre più orientate all’utilizzo del web, si comprende come il deficit tecnologico della pubblica amministrazione incida negativamente anche sulla velocità di un investimento e sulla sua efficacia. Recuperare questo gap, sostiene la Cgia, è fondamentale perché altrimenti si rischia che «il sistema Paese perda quote di competitività che, a seguito dei
cambiamenti in atto, potrebbero allontanarci dai nostri principali competitori stranieri».
Il 93,5% delle pubbliche amministrazioni monitorate in questa analisi ha un sito internet dove l’utenza può visualizzare e/o acquisire informazioni; scende all’85% il numero di quelle dove è possibile scaricare la modulistica, mentre si abbassa al 58,3% la quota di enti locali in grado di consentire ai cittadini e alle imprese di inviare online la modulistica.
Per quanto riguarda il dato nazionale riferito ai Comuni, la media è pressoché la stessa della Pa locale in genere: solo il 33,9% delle amministrazioni comunali è in grado di avviare/concludere via web il servizio richiesto dall’utente. I Comuni più virtuosi sono quelli della Provincia
autonoma di Bolzano, del Veneto, dell’Emilia Romagna e della Toscana. Se in Alto Adige il 65,5% dei sindaci è in grado di espletare questo servizio, in Veneto il tasso scende al 56,5%, in Emilia Romagna al 54,1 e in Toscana al 44,8%. In coda, invece, i Comuni della Liguria (17,4%),
della Sicilia (16,8) e del Molise (14,7).
Tra i servizi offerti on line monitorati, il 24,5% dei Comuni italiani consente di soddisfare compiutamente per via telematica le esigenze dell’utenza con il Suap (Sportello unico per le attività produttive) e il 14,5% con la Diap (Dichiarazione di inizio attività produttive).
A livello di servizi offerti dalla Pa locale si nota un generale miglioramento visto che la percentuale di enti che consentono di completare on line le procedure è salita dal 7,6 del 2009 al 33,8% del 2015. Tuttavia, la classifica europea dei Servizi pubblici digitali evidenzia un certo ritardo da parte del nostro Paese.

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