Le Ong sono già in rivolta. Ma se il piano del Viminale andrà in porto, i migranti potrebbero sbarcare molto più vicino al Molise. Le prossime navi delle organizzazioni non governative cariche di profughi recuperati nelle acque davanti alla Libia, infatti, potrebbero essere indirizzate negli scali di Salerno, Napoli e Civitavecchia.
Nei primi due casi è già accaduto in situazioni di particolare emergenza. Diventerebbe una soluzione stabile. Lo sbarco nei porti italiani degli extracomunitari, anche se salvati da imbarcazioni di altri Paesi, è previsto da una clausola dell’intesa Triton (2014). E al recente vertice di Tallin i ministri Ue hanno detto no alla “regionalizzazione dei soccorsi” e alla soppressione di quella clausola.
Intanto, sul territorio prosegue la mobilitazione contraria a questo modello di gestione dell’accoglienza. I Comuni che aderiscono allo Sprar sono esclusi dalla clausola di salvaguardia, ma lo Sprar è poco diffuso. Quindi le previsioni di arrivi in massa agitano i partiti politici, in maniera particolare il centrodestra. A Isernia, il prefetto ha pubblicato un bando per la ricerca di 1.400 posti, a Campobasso salgono a 2.250. Che si aggiungono ai 500 previsti nel centro hub di San Giuliano di Puglia, sul quale però non è stato ancora sottoscritto alcun accordo.
Domani mattina in piazza Pepe a Campobasso la manifestazione promossa dai partiti di centrodestra (tra cui Fratelli d’Italia, Forza Italia, Idea, Movimento nazionale sovranista). A poche ore dal sit-in di protesta, il coordinatore di Idea Maurizio Tiberio accende i riflettori sul bilancio economico dell’accoglienza. «Oggi lo Stato spende per combattere la povertà assoluta meno della metà di quello che spende per l’accoglienza e circa un decimo di quel che sarebbe necessario per debellare la povertà. Paradossalmente più di un terzo degli stranieri residenti in Italia vivono in condizioni di povertà assoluta. Questo significa che uno degli effetti collaterali di questa devastante immigrazione è di aver aumentato l’esercito dei poveri. Altro effetto collaterale è stato quello di aver, di fatto, reso impossibile una vera lotta contro la povertà, perché le assurde, miopi e stupide politiche di accoglienza degli ultimi cinque anni hanno bruciato più risorse di quante i governi di questi anni siamo stati disposti a spendere per combattere la povertà stessa».