Va bene Trump, la Corea. I grandi eventi sportivi o il gossip sullo star system. Ma niente soddisfa la curiosità di sapere come una notizia locale. È l’interesse, il tipo e la quantità di interesse, a fare la differenza.
Cosa scelgono gli italiani per informarsi su quello che accade nella loro realtà? Quale mezzo è ritenuto più affidabile? Per i molisani è la tv locale, indicata dal 76%. Segue la Tgr della Rai, televisione e radio, con il 55%. Poi il giornale locale, 42%. Il 33% si informa sui motori di ricerca e i portali o siti web di editori tradizionali.
Lo rivela l’Agcom in un rapporto che l’Autorità per garanzie nelle Comunicazioni ha pubblicato sul sito il 27 luglio scorso. Si tratta dei risultati di un’indagine di mercato su un campione di cittadini (oltre 14.000), rappresentativo di tutta la popolazione italiana a livello sia nazionale sia regionale. L’obiettivo era verificare il consumo e l’affidabilità delle fonti informative di carattere nazionale e locale (televisioni, radio, quotidiani, web), per tutte le 20 regioni italiane.
In particolare, la rilevazione commissionata dall’Autorità e condotta dal Gruppo GfK è stata eseguita a dicembre 2016 su un campione di 14.465 individui di età almeno pari a 14 anni.
A chi ha risposto è stato chiesto se per avere informazioni locali si serve di canali tv, emittenti radio, di internet (social network, siti, app, motori di ricerca), di quotidiani.
In generale, più di tre quarti dei cittadini italiani (l’86%) è alla ricerca di informazioni a carattere locale, indipendentemente dal mezzo utilizzato per informarsi, con valori che raggiungono in alcuni casi la quasi totalità della popolazione (ad esempio in Valle d’Aosta si arriva al 98% e in Molise al 96) e comunque risultano pari ad almeno il 90% nella metà delle regioni italiane.
In particolare poi, 76 molisani su 100 hanno risposto che si informano guardando le televisioni private locali. È il dato più alto in Italia. Le tivù locali rappresentano la prima fonte informativa anche in Toscana (59%), Puglia (60%), Calabria (44%), Liguria (55%), Sicilia (46%) e Sardegna (68%). Dati molto interessanti che confermano il ruolo delle emittenti locali sul territorio, pure in un momento di forte crisi del settore come quello attuale. E danno in qualche modo ragione e soddisfazione agli sforzi che emittenti radicate, come Teleregione, Telemolise, Tvi, Tlt, e realtà più giovani come Molise Tv (Trsp) stanno continuando a compiere in questo territorio.
Lazio caso a parte: i motori di ricerca e gli aggregatori di notizie e portali si posizionano al primo posto (35%), i siti web o le app di editori tradizionali sono al quarto posto con il 30% della popolazione regionale e al quinto, con il 27%, i social network. Questo risultato è probabilmente dovuto alla circostanza che la presenza della Capitale rende il Lazio una regione in cui la distinzione tra l’informazione a carattere locale e quella nazionale è meno netta. Più in generale internet, attraverso social, motori di ricerca, aggregatori di notizie e portali o siti web e app di editori tradizionali, appare, anche per l’informazione locale, tra le prime cinque fonti informative in tutte le regioni, con percentuali di popolazione che vanno dal 19% del Piemonte al 41% nel Trentino Alto Adige.
Il dossier dell’Agcom è incentrato principalmente sul ruolo del servizio pubblico. Dall’analisi dei dati risulta che il tg regionale della Rai è la prima fonte informativa – tra emittenti televisive locali, emittenti radio locali, quotidiani locali e internet – in tutte le regioni italiane ad eccezione di Piemonte, Liguria, Toscana, Molise e Sardegna, dove è la seconda.

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