Centotredici virgola 30 metri sul livello del mare. È la quota attuale dell’invaso del Liscione, la più bassa degli ultimi decenni.
Situazione «degna di attenzione, attenzione che le stiamo dedicando ogni giorno con un monitoraggio quotidiano». Ma non ancora allarmante, dice il dirigente di Molise Acque Carlo Tatti.
Al momento, aggiunge, «abbiamo ancora una discreta autonomia», un periodo di tempo che permette di fare delle scelte se le cose non dovessero cambiare significativamente. Un periodo che, in via informale, è stimabile in una decina di giorni almeno. Fino a fine agosto, comunque, al momento l’ex Erim non teme di dover adottare dispositivi più drastici. Anzi, la soglia di ‘relativa tranquillità’ per Tatti si potrebbe allungare fino a 60 giorni.
Misurata in metri, l’autonomia cui fa riferimento Tatti ne vale un altro, anche di più. A quel punto però si dovrebbe lavorare maggiormente sulla potabilità, aumentare gli sforzi cioè per potabilizzare acqua che a quel livello, così basso, rischia di essere troppo torbida.
Superata la soglia di attenzione, se si arrivasse a quella di allarme vero quali sarebbero le scelte che Molise Acque compirebbe? «Scelte operative, distinguendo l’uso industriale e irriguo da quello potabile», risponde l’ingegnere. Nel mese di agosto, poi, il fabbisogno industriale scema. Un elemento che aiuta a fronteggiare una situazione comunque «anomala visto l’andamento degli ultimi anni e soprattutto visto l’andamento delle piovosità dell’ultimo periodo». A soffrire potrebbe realisticamente essere l’agricoltura. In quel caso anche una pioggerella meno consistente, ma che cade nel ‘punto giusto’, farebbe diminuire la richiesta di acqua per uso irriguo.
La siccità, il livello delle sorgenti che scende sono le cause principali della carenza idrica. Ma un impatto assai importante lo provocano le dispersioni. «Già durante l’anno hanno la loro influenza, in un periodo come questo incidono significativamente», conferma il dirigente dell’ente di via Depretis. Perdite, specifica, che «interessano tutta la filiera dell’adduzione dell’acqua fino alla distribuzione al’utenza finale».
Sono le perdite, oltre alla scarsità delle risorse, a incidere molto sull’erogazione agli utenti finali. Casi di interruzione del flusso idrico si stanno registrando un po’ ovunque, nel basso Molise i problemi si acuiscono.
«È in atto una fase di razionalizzazione che abbiamo avviato un mese fa con una nota in cui invitavamo i Comuni a promuovere un utilizzo più attento dell’acqua». Molte amministrazioni hanno emesso ordinanze in tal senso. Con queste misure, che contemplano anche l’interruzione dell’erogazione controllata, si cerca di prevenire l’emergenza che potrebbe crearsi.
La razionalizzazione è pensata in base alla popolazione di un centro e all’utilizzo di acqua che vi si registra. Se un Comune ha meno abitanti di un altro ma consuma più acqua, è chiaro che su quel dato pesano le dispersioni e gli allacci abusivi, oltre che lo sperpero e le cattive abitudini.
Detto questo, Molise Acque precisa che la sua competenza si ferma «alle porte del Comune», il cui serbatoio dovrebbe coprire l’eventuale fase di stop della distribuzione generale. Non sempre accade, per via dei ‘buchi nella rete’ o di altri problemi locali appunto.
E poi ci sono i casi limite. Nella giornata di mercoledì, per esempio, a San Martino in Pensilis (di sicuro in alcune zone del paese) l’acqua è mancata per tutto il giorno. Con disagi immaginabili per la popolazione, soprattutto per gli anziani, con le temperature record di quelle ore. Spiega Tatti che è stato necessario eseguire una riparazione e che i lavori, stimati in due ore, si sono protratti per cinque, sei ore. «Alle 18 noi però abbiamo ripristinato il flusso idrico», precisa. Se i rubinetti sono rimasti a secco è perché evidentemente la rete comunale era già in sofferenza.
Tornata ieri mattina per poche ore, l’acqua non era di ‘grande qualità’. Conseguenza dei lavori o di problemi alla rete da risolvere. Non sembra di stare nel 2017, questo è un dato di fatto. ritai
Si pensi a questo, che è un problema grande come una casa, piuttosto che alle baggianate in cui siamo immersi tutti i giorni. L’uomo sfida la natura? La natura si riprende il maltolto. Chi è causa del suo mal pianga se stesso!