L’apertura generale è fissata al 17 settembre, la chiusura al 31 gennaio. Per alcune specie il calendario venatorio molisano, approvato dalla giunta Frattura il 28 luglio, prevede pre aperture: per la tortora nelle giornale 2,3 e 9 settembre; per la quaglia il 13 e 14. Il prelievo del cinghiale sarà possibile dal 15 ottobre al 14 gennaio.
Sul suo profilo Fb il consigliere delegato alla Caccia Cristiano Di Pietro qualche giorno fa ha riassunto e ribadito le date. A seguito delle numerose richieste delle associazioni animaliste e ambientaliste – di posticipare l’avvio della caccia a causa di un’estate eccezionale dal punto di vista climatico – Di Pietro il 30 agosto ha reso noto che «resta tutto invariato» in Molise.
Dopo Wwf e Legambiente, il 31 agosto è intervenuta anche Italia Nostra. «L’Italia è avvolta dalle fiamme. Ripetuti e devastanti incendi hanno distrutto estese aree boschive del nostro Paese cancellando la biodiversità in ambienti di particolare pregio naturalistico ed in zone di minor valore, ma egualmente significative sotto l’aspetto faunistico e vegetale. Il Molise è stato anch’esso percorso dal fuoco in diverse zone del suo territorio, subendo notevoli danni ambientali.
In tale situazione il minimo che possa farsi per non aggravare un bilancio già di per sé catastrofico, è dare tregua alle specie faunistiche sopravvissute al disastro ecologico, ridotte allo stremo anche a causa della perdurante siccità e del clima rovente di questa estate», l’appello del presidente della sezione di Campobasso Gianluigi Ciamarra. Al governatore Frattura, all’assessore all’Ambiente, ai consiglieri regionali, ai presidenti delle Province si rivolge chiedendo l’adozione urgente di «provvedimenti di moratoria di qualsiasi attività connessa alla caccia per l’intera stagione venatoria 2017/2018». Alle istituzioni nazionali chiede di attivarsi per «l’aggiornamento del catasto delle aree percorse da incendi, per il potenziamento dei controlli sul territorio e per prevenire, individuare e reprimere efficacemente il reato di bracconaggio».
Il Wwf torna alla carica, dopo aver chiesto a inizio agosto il rinvio della caccia a tutte le Regioni, sulla base di un parere Ispra: le condizioni di caldo estremo che perdurano da mesi, caratterizzate «da temperature massime assai elevate e prolungati periodi di siccità, che ha determinato in tutta Italia una situazione accentuata di stress in molti ecosistemi», aggravate da una drammatica espansione degli incendi comportano «una condizione di rischio per la conservazione della fauna in ampi settori del territorio nazionale e rischia di avere, nel breve e nel medio periodo, effetti negativi sulla dinamica di popolazione di molte specie». Le Regioni, è l’appello del Wwf, si comportino di conseguenza prevedendo il divieto o la forte limitazione dell’attività venatoria.
«Se si va a caccia in queste condizioni, non solo si uccidono animali stremati da fame e sete o ormai senza forze già consumate per fuggire dal fuoco, ma si attenta anche alla sopravvivenza delle future popolazioni di molte specie selvatiche», dice il Wwf. «Stiamo ancora aspettando una risposta alla nostra richiesta di inizio agosto – dichiara in particolare il vicepresidente del Wwf Italia Dante Caserta – La maggior parte delle Regioni (tranne l’Abruzzo che aprirà la stagione venatoria il primo ottobre), da quel che ci risulta, sta facendo orecchie da mercante, ignorando ogni richiamo alla ragionevolezza e alla responsabilità, senza neanche rinunciare alle giornate di preapertura ai primi di settembre anche quando hanno avuto decine di migliaia di ettari devastati dal fuoco».
Le richieste dell’associazione in conclusione sono le stesse di inizio agosto: il divieto o forti limitazioni dell’attività venatoria; il blocco dei ripopolamenti fino a data da destinarsi, per non sottrarre importanti risorse trofiche alla fauna già presente; il blocco di qualsiasi forma di addestramento di cani da caccia e di gare cinofile che costituiscono ulteriori fattori di stress per le popolazioni selvatiche.

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