Tutti ne parlano, a detti stretti. La Campobasso bene commenta, s’indigna. Spettegola. Qualcuno, tanti, ne approfittano. Chi lo fa per vezzo, chi per depravazione. Chi, probabilmente, seppur in senso lato, perché è malato. Di fatto negli ultimi mesi è aumentato esponenzialmente il fenomeno della prostituzione. Giovani e belle, forme giuste. Capelli aggiustati, sguardo ammiccante. Vendono il corpo per poche decine di euro. Accade nella zona industriale di Campobasso, dove risiede il maggior numero degli immigrati ospiti in città. Ma la notizia è diventata di dominio pubblico da quando due o tre delle fanciulle arrivate in Italia con il sogno del nuovo mondo si sono spostate in centro. Bazzicano tra piazza Pepe e Corso Vittorio Emanuele. Impossibile non notarle.
Hanno preferito restare nell’ombra della periferia, invece, i giovani immigrati che per sbarcare il lunario offrono comfort di ogni tipo a signore, giovani e meno giovani, desiderose (e lecitamente libere di farlo) di sentire il cuore che batte forte, anche quando magari l’età (e il fisico) consiglierebbe esperienze meno emozionanti.
Al di là del velato umorismo, la realtà racconta di lunghe file di auto tra via San Giovanni e contrada Colle delle Api. In particolare nelle traverse laterali allo stradone che unisce i due centri commerciali.
Parallelamente al “mercato” della prostituzione, un altro fenomeno sta assumendo proporzioni preoccupanti ed è quello dello spaccio. Alcuni esercenti le cui attività insistono nell’area del cinema multisala Maestoso stanno valutando di spostarsi o addirittura chiudere i battenti. Qualcuno ha chiesto l’intervento del Comune, che a sua volta ha informato la Questura. La Polizia ha immediatamente eseguito le necessarie verifiche, ha perquisito gli appartamenti. È tuttavia evidente che il numero degli immigrati ospitati nel capoluogo (e in diversi centri della provincia) è elevato rispetto agli uomini di cui dispongono questura e caserme, dimensionate per le esigenze di una tranquilla regione di ‘provincia’.
Certo è che una parte degli immigrati – accade anche a Isernia e la cronaca è quotidianamente ricca di avvenimenti – ha scelto la via più semplice per mettere su qualche euro: sesso e droga, mercati diversi ma simili e paralleli.
La parte più bigotta della città, soprattutto quella ‘rosa’, stenta a credere che quelle signorine belle da fare invidia, con la pelle nera e lucida, coloratissime nell’abbigliamento, capigliatura lunga e particolarmente curata, potrebbero essere le amanti a ore del dirimpettaio, dello zio… del marito. Però tutti ne parlano.
Stupisce la curiosità, soprattutto per la prostituzione maschile. Curiosità spasmodica circoscritta a capire chi è la(e) signora(e) che paga per farsi coccolare da un fusto nero, che, diciamoci la verità, tutto sembra(no) tranne che un povero disgraziato che fugge dalla guerra. È un “cinguettio” (per dirla in linguaggio social) assordante, nessuno, o quasi, prende però seriamente in esame la dimensione del fenomeno.
Stupisce, davvero, ricevere sollecitazioni quotidiane rispetto a qualcosa che un articolo di giornale non può risolvere.
Le forze dell’ordine ce la stanno mettendo tutta. Non sarà certo un caso se un imam che inneggiava alla jihad è stato assicurato alle patrie galere dalla Polizia, condannato già in due gradi di giudizio. Anche lui era arrivato in Italia come profugo e perciò ospite di un centro di accoglienza.
Arginare lo spaccio è compito di tutti. Ma il tema è complesso e non sfugge a magistratura e forze dell’ordine. L’invito ai cittadini è quello di denunciare, sempre e comunque.
Il fenomeno della prostituzione (sia essa maschile o femminile) lo alimenta chi approfitta di uno stato di necessità. La storia è sempre la stessa ed è vecchia quanto è vecchio il mondo.
È paradossale: l’Italia accoglie. Gli italiani sfruttano. Avviene anche a Campobasso e in provincia. Magari ad opera di chi la domenica, giacca e cravatta, mano nella mano con la propria amata(o) e figli al seguito ascolta monsignore che predica indulgenza dal pulpito.
Evviva l’ipocrisia in salsa molisana.
lu
Avete mai sentito dire che la maggioranza delle donne che si prostituisce è vittima di tratta? Che subiscono botte e abusi? Che il cliente non è un pover’uomo solo ma spesso un padre di famiglia che paga ragazze minorenni, spesso più giovani delle sue figlie! Questi sono stupri altro che ragazze ammiccanti… Ma dove li assumete i giornalisti negli annunci di topolino? Si parla di problemi seri non di appuntamenti galanti!!!!
Io non parlerei né di ipocrisia né di bigottismo, bensì di omertà: in tanti sanno, nessuno parla. Altro che la proverbiale omertà siciliana!! Come nel caso dei minorenni che affollano villa dei Cannoni da quando si è deciso irresponsabilmente di violentarla con gazebo ed altro: si avvinazzano e lasciano pessimi ricordi agli addetti alla nettezza urbana. Tutti sanno, nessuno parla. Così come tutti sanno che tanti esercizi commerciali vendono alcolici ai minorenni. E si parla di ipocrisia? Se questa non è omertà, ditemi voi che cos’è!