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Secondo uno studio dell’Adoc l’aumento della tassazione, pari all’8% del reddito, potrebbe generare una spirale economica negativa con conseguenze devastanti per consumi, occupazione e bilanci dello Stato.

“L’aumento della tassazione, dall’Iva all’Irpef, dalle accise all’Imu, comporterà la diminuzione dell’8% del reddito medio pro capite, una decurtazione media di oltre 1200 euro l’anno – ha dichiarato Carlo Pileri, presidente nazionale dell’Adoc – la prima conseguenza sarà la riduzione, intorno al 9%, dei consumi generali della famiglie che, avendo meno disponibilità di spesa, soprattutto per beni e servizi secondari, causerà un calo delle vendite molto elevato, in media del 15%, specialmente in quei settori che già oggi stanno pesantemente subendo la crisi, dall’automobilistico al turismo alla ristorazione. Un forte calo delle vendite, in combinazione con una maggiore tassazione a carico di commercio e industria, provocherà il ridimensionamento o la chiusura del 25-30% dei negozi e del 15-20% delle imprese industriali e agricole, l’aumento dei prezzi dei beni e servizi (in media dell’8-10%) per fronteggiare le minori entrate e, non ultimo, un taglio dei posti di lavoro anche fino al 20%. Una situazione estremamente grave non solo a livello sociale, con la crescita esponenziale di fallimenti e disoccupazione, ma anche per i bilanci dello Stato. Quest’ultimo vedrà ridotte del 7-8% le entrate, con una contrazione del Pil pari a circa 100 miliardi di euro l’anno”.

“Un grave scenario” – ha aggiunto il presidente regionale dell’associazione Nicola Criscuoli – “il cui avverarsi deve essere assolutamente impedito. Il Governo nazionale ed anche quello regionale devono impegnarsi duramente per far crescere i consumi, riducendo il carico fiscale sia alle famiglie che alle imprese, a partire dalle accise sui carburanti e fronteggiando la spirale inflazionistica che potrebbe mettere in ginocchio l’intero Paese”.

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