Ha scelto la Cantina Cliternia per dire che «insieme si può fare». Che crede «al futuro del nostro Paese». E in quello del Molise per cui, assicura Matteo Renzi, «faremo il possibile affinché questa regione abbia gli strumenti necessari per un futuro migliore».
Oltre un anno fa, era capo del governo, la firma del Patto per il Molise col presidente Paolo Frattura. «Abbiamo messi tanti soldini, il presidente mi sta dicendo che avete già investito 750 milioni. Il governo anche senza di me continua a seguirvi».
Ha scelto una Cantina che di otto milioni di fatturato, cinque li realizza in Giappone. Azienda tradizionale, vera, in cui i soci quando è necessario capitalizzano e che da 15 anni non ha interessi passivi, prestiti o scoperti con le banche. Renzi è in tour per ascoltare il Paese, prende appunti per mentre parlano il presidente della Cantina Cliternia e il direttore. Gli raccontano di un’impresa nata 45 anni fa: 700 ettari, 140mila quintali di uva. Cresciuta nonostante la burocrazia: lacciuoli e vessazioni inutili, l’Agea e i suoi ritardi. I vertici dell’azienda suggeriscono modifiche normative e Renzi annota. Toccando le province vuole ascoltare, fare incontri, «imparare qualcosa per il prossimo giro» (e il giro si intuisce è l’ambizione di tornare al governo). Ma è lui a individuare i posti da toccare con mano. Le realtà che, nonostante tutto, vanno avanti e hanno successo.
A Termoli arriva una decina di minuti dopo l’orario previsto. Sulla banchina un bel gruppo di simpatizzanti (un centinaio fra l’interno e il piazzale della stazione) con le bandiere del Pd. Fuori, ci sono anche i contestatori. Sono di Rifondazione, dei Comitati no tunnel, di Fratelli d’Italia. Appena il Frecciabianca si ferma sul binario, applausi e saluti. Lui scende però più avanti rispetto alla piccola folla. Che si muove subito e di corsa verso il leader del Pd, spintoni e un po’ di ressa. Le forze dell’ordine allora bloccano tutti, compresi i giornalisti. È Renzi a raggiungere il gruppo. Insieme a Renzi, il governatore Paolo Frattura, la deputata Laura Venittelli, la segretaria del Pd Micaela Fanelli. Pochi minuti, stringe mani. Qualcuno gli urla di andare avanti: «Non dare retta a nessuno!». L’uscita dalla stazione per andare in auto a Campomarino non è quella che tutti si aspettano. I contestatori restano a secco ma fanno sentire. Vola qualche «buffone», «è scappato».
Prima di Termoli, ripartendo da Vasto, è salito sul predellino del treno per un saluto e un botta e risposta improvvisato con le decine di sostenitori. Anche lì però qualche momento di tensione con un gruppo di contestatori di M5S e dei Cobas. «Sulla scuola sono l’unico che ha messo 3 miliardi e ha fatto arrabbiare tutti, a parte mia moglie…», ha scherzato a Vasto. «Un bacio ad Agnese? Quando la vedo». E ancora, in risposta a una domanda: «La legge sui piccoli comuni è stata approvata ma, detto tra noi, è una bellissima legge ma non c’è una lira e allora i soldi vanno messi».
Dopo la breve sosta a Termoli, via verso Campomarino, dove si entra con invito. Prima di ascoltare i vertici dell’azienda e parlare poi brevemente ai soci e alle autorità, qualche battuta coi cronisti. Sulla legge elettorale, per esempio: «Il Pd ha fatto diverse proposte: il Mattarellum, il tedesco, il Rosatellum, alla fine il punto vero è che se, come spero, si troverà un punto di intesa al Senato almeno i cittadini potranno scegliere il proprio deputato e il proprio senatore perché ci sarà una scheda in cui si sa chi si elegge. Ciascuno può sempre sperare la legge migliore, anch’io volevo il ballottaggio e il monocameralismo, però si fa con quello che si ha e spero che la legge passi». Stoccate agli avversari: «Se avessimo vinto il referendum ci sarebbe stata una sola Camera e la possibilità con il ballottaggio di scegliere: un cittadino avrebbe deciso di votare per Beppe Grillo, per il Pd o per Berlusconi e si sarebbe fatto un ballottaggio dove alla fine la croce sarebbe andata sul centrodestra, il Movimento 5 stelle o la sinistra. Purtroppo così non è andata». «Qualcuno diceva ‘in sei mesi faremo le riforme’ in sei mesi hanno rifatto solo il Cnel».
Sollecitato sulle infrastrutture in Molise, dice: è un problema del Paese non solo di questa regione. Ricorda gli investimenti definiti dal presidente della Regione con il ministro Delrio. «Anche in Molise bisogna fare di più, stiamo cercando di farlo. Però il mio messaggio di arrivare in treno e di ripartire in treno non è una finta, ha come messaggio quello di voler investire sul trasporto pubblico».
Intanto, mentre Lilli Gruber manda in onda a ‘Otto e mezzo’ un contributo registrato pochi minuti prima mentre Renzi era sul treno e stava per entrare a Termoli, la sala si affolla in sua attesa.
Ci sono molti amministratori del Pd (da Campobasso il sindaco Battista, la vice Chierchia, Lello Bucci), c’è il sindaco di Termoli Sbrocca, quello di Campomarino Cammilleri, c’è l’assessore all’Agricoltura Facciolla, il rettore dell’Unimol Palmieri. C’è pure Costanza Carriero.
La visita di Renzi all’azienda senza telecamere né giornalisti. Al termine entra nella sala. Ascolta i vertici della Cantina. Prende infine la parola. «Non farò grandi discorsi, l’obiettivo è ascoltare anziché chiacchierare». Si immagina, scherza il titolo del Fatto quotidiano: Renzi per fare le iniziative prende il vino molisano. «Non sono vergine della politica. Sono stato presidente del Consiglio per 100 giorni, presidente della Provincia, sindaco. Ma io per primo non ne posso più del chiacchiericcio della politica romana. E se non ne posso più io, immaginate voi».
Racconta le tappe in Abruzzo: una scuola, una casa famiglia per bambini in difficoltà, due aziende. E ora una realtà che «dà il senso delle potenzialità dell’Italia, del Molise. Riuscire a investire sull’esportazione è fondamentale. Perdiamo 50 miliardi all’anno di prodotti venduti all’estero per prodotti italiani che non sono italiani. Se la gente va via dalle campagne o dalle montagne è chiaro che il dissesto aumenta, perciò l’agricoltura è fondamentale». Nel 2017 l’export è cresciuto del 7,6%, in Francia del 3. «Se facciamo un export di valore sull’agroalimentare abbiamo un Paese più forte». A Campomarino trova una «storia straordinaria, dopo 45 annoi un’esperienza che dà posti di lavoro e che la possibilità ai soci di andare avanti». E conclude: «Riusciremo a fare di questo Paese quello che deve essere: il Paese più bello del mondo». Il sipario sul ritorno di Renzi in Molise si chiude con la ressa per i selfie. E per gli autografi.

ppm

Un Commento

  1. Dario Autieri scrive:

    Sì, ma il patto per il Molise fu stipulato un anno fa. Ad oggi, ne stiamo semplicemente parlando. Possibile che in Italia le cose vadano sempre scandalosamente per le lunghe?
    Non credo, inoltre, che Renzi potrà vincere se si focalizzerà sui soliti temi della sinistra come lo Ius Soli o le unioni gay, cose che non servono all’Italia, piuttosto le nuocciono. I problemi sono ben altri: la corruzione, l’evasione fiscale (che ne è una costola), le politiche per la famiglia.
    Non si può decidere di dare importanza agli accessori senza avere prima i vestiti!

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