Più gli anni passano, più diventano assordante il silenzio e profondo il ricordo dei cari Angeli, della maestra (e anche delle due anziane) uccisi dal sisma del 31 ottobre 2002 a San Giuliano di Puglia. La più grave tragedia della storia del Molise in quanto regione autonoma, un territorio – il Cratere – martoriato fino a provocare profonde lacerazioni sociali, nei rapporti, negli affetti, oltre sul suolo. Ma il 31 ottobre, alle 11.32, nessuno più rivendica o polemizza, ma assiste o partecipa con sofferenza, con occhi ludici e nodi alla gola, alla cerimonia di commemorazione che accomuna un intero comprensorio, perché a morire fu una intera generazione, che oggi avrebbe l’età per lanciarsi alla conquista del mondo. Un giorno della memoria con estrema emozione e commozione, con silenzi e riflessione, quello che è stato celebrato ieri a San Giuliano di Puglia. A 15 anni dal sisma che ha causato la morte di 30 persone, col crollo della Jovine e la scomparsa di 27 bimbi e una maestra, i rintocchi della campana hanno ricordato l’immane sacrificio, un tributo di sangue e di lutto che purtroppo, specie sulla sicurezza scolastica, pare non sia stato risolutivo a far cambiare testa a chi amministra. C’erano tutti, prefetto, sindaco, governatore, presidente della Provincia, amministrazioni gemellate non molisane, genitori e famiglie degli angeli, forze dell’ordine, consiglieri regionali, c’erano il passato e il presente della Protezione civile, con Angelo Borrelli e Guido Bertolaso, quest’ultimo in forma privata. Prima delle 11.32, orario fatidico che richiama la scossa più violenta che scosse il Cratere in quell’autunno così indimenticabile, sotto molteplici profili, la visita alle tombe dei piccoli che non riuscirono a sopravvivere, sopraffatti dal cedimento di una scuola da poco ristrutturata. Un affollamento superiore agli anni precedenti, dove la zona loro riservata del cimitero di San Giuliano era quasi immune dal bagno di folla nella giornata della memoria. I rintocchi della campana, poi il movimento meccanico, prima che il parroco, don Pietro, benedicesse e rivolgesse la parola di Dio a tutti i presenti. Parole che hanno squarciato un silenzio spettrale, durato mezz’ora, per la folla accorsa al cimitero e rendere omaggio alla cappella aperta per le vittime della scuola Jovine, in attesa dei rintocchi della campana. Don Pietro, il parroco di San Giuliano, al termine dei rintocchi della campana si è chiesto anche lui «che età avrebbero avuto, che cosa avrebbero fatto della loro vita, ma tutti noi siamo convinti che questi angeli da lassù si occupano della nostra vita». Presenti alla cerimonia in ricordo anche il presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura per il quale «c’è una tristezza indicibile con l’impegno che queste non siano parole, ma un sentimento quotidiano», e Michele Iorio che nel 2002 era il presidente della Regione «e purtroppo ero presidente – ha mormorato – e questo ricordo non è cambiato, anzi si è radicalizzato». Tantissima gente, ieri, al cimitero di San Giuliano di Puglia. Dopo la benedizione, in forma composta un lungo, lunghissimo corteo, ha attraversato tutto il paese, corteo che si è incamminato dopo che le ambulanze della Misericordia, come ormai da prassi e tradizione, hanno fatto suonare le sirene tutte insieme. Centinaia di metri percorsi sempre in religioso silenzio, coi gonfaloni e tutti le corone delle varie amministrazioni e associazioni a fare strada alle autorità e alla comunità fortorina, attorno alla quale si sono stretti numerosi sindaci del Cratere. Il tragitto si è compiuto in discesa, fino al parco della memoria. Il monumento simbolo nato sulle macerie della stessa Jovine. Una fiumara di persone è scesa lungo le scale fino a raggiungere il cuore del luogo civile di rimembranza. Qui sono state depositate in un unico omaggio le corone benedette al cimitero. In quel sito, Frattura, il prefetto Federico, Borrelli e Barbieri si fermano prima davanti alle corone e al monumento, quindi alle panche che testimoniano ciascuna uno degli angeli volati in cielo.