Il Comune di Napoli nel 2016 ha recuperato l’1,75% delle entrate iscritte nei bilanci degli anni precedenti e non incassate.
Se le cose restano così, secondo la Corte dei conti sarà dissesto entro metà dicembre.
A Roma, sempre l’anno scorso sono entrati davvero in cassa solo un quarto delle multe comunali e la metà di canoni e tariffe, rette di asili nido e biglietti del trasporto scolastico. A Torino c’è il rischio che il default dell’azienda di trasporti Gtt trascini con sé il Comune. Sul Sole 24 Ore di ieri la fotografia della finanza locale. L’elenco delle città sull’orlo del baratro è lungo e contiene non solo enti medio-piccoli ma pure grandi città.
I grafici pubblicati dal quotidiano di Confindustria mostrano la capacità di ogni capoluogo di incassare nell’anno le entrate “accertate” a consuntivo e quindi dovute (non si tratta cioè di previsioni). Una quota di ritardo – spiega nell’articolo di apertura Gianni Trovati, è fisiologica, per esempio per le multe che arrivano a dicembre e sono pagate l’anno dopo. Ma ci sono numeri che indicano una patologia. Le multe sono la voce più critica: nel 2016 le città hanno scritto verbali per 1,7 miliardi, e ricevuto pagamenti per 599 milioni (il 35,1%).
Anche tariffe e canoni faticano a presentarsi puntuali (manca un euro su tre); un po’ più stabile è il quadro dei tributi, almeno dove le riscossioni di competenza superano l’80%, perché una quota dei ritardi è dovuta al calendario dei pagamenti dell’addizionale o della Tari. In media un euro su quattro non arriva entro fine anno, ma in casi come Napoli o Reggio Calabria l’indice scende di molto (a Vicenza invece il dato dipende solo dalla Tari riscossa tutta in conto residui).
Ciò che non entra in cassa diventa un residuo attivo, che si spera di recuperare negli anni successivi.
Le nuove regole sul bilancio, però, hanno imposto ai sindaci di cancellare le vecchie entrate ormai impossibili da incassare: una pulizia straordinaria che ha fatto uscire dai bilanci di 29,3 miliardi di arretrati (lo calcola la Ragioneria generale, che misura in 30,9 miliardi i «residui» ancora nei conti), aprendo un extra-deficit che una norma ponte permette di ripianare in 30 anni.
Nella manovra si riaccende la battaglia sull’altra regola chiave della riforma, che impone di congelare in un fondo di garanzia una somma proporzionale alle mancate riscossioni. Già oggi il fondo blocca oltre tre miliardi, e la legge prevede di farlo crescere ancora. Gli amministratori sono contrari perché ogni euro congelato è un euro di spesa in meno.
Nel complesso, riguardo ai tributi le riscossioni effettive nelle città capoluogo di provincia rappresentano il 73,2% degli accertamenti. Per tariffe e canoni gli introiti scendono al 66,8. Le multe incassate, solo il 35,1% di quelle comminate.
Com’è la situazione dei due capoluoghi molisani?
Per quanto riguarda i tributi (Imu, Tasi, addizionale Irpef e proventi simili), a Isernia la percentuale di riscossione è pari all’84,1%. Il capoluogo pentro in questo caso è fra le amministrazioni virtuose (rappresentate graficamente col colore verde). A Campobasso la capacità di introitare i tributi è più bassa: il 77,3% di quanto scritto in bilancio è entrato in cassa.
Trasporto scolastico, asili nido, affitti, vendita di beni: sono tutti i canali di finanziamento che Il Sole 24 Ore ha considerato alla voce tariffe che derivano da servizi pubblici. In questo caso, entrambi i capoluoghi molisani sono inseriti in zona rossa, quella a rischio. Campobasso incassa il 43,8% delle entrate accertate. Isernia è messa anche peggio: riesce a recuperare in percentuale la metà del capoluogo di regione, il 21,6%. È agli ultimi posti, si lascia dietro solo Trapani, Catanzaro e Reggio Calabria.
Infine, le multe. In questo caso, situazione speculare per le due città più grandi del Molise. Campobasso fra i virtuosi, Isernia ancora una volta in zona rossa. Anzi, stavolta ultima in classifica. Cominciamo dalla maglia nera allora. Per la categoria multe (per violazione del codice della strada o per altri illeciti amministrativi che i Comuni possono sanzionare), Isernia ha incassato solo lo 0,6% del totale. Campobasso, invece, è nella top ten: al decimo posto con una percentuale di riscossione delle multe del 91,1%. Al primo posto, c’è Forlì che non lascia nulla per strada: 99,9% di multe introitate.
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