Il blitz della Polizia è scattato simultaneamente alle prime luci dell’alba di martedì in Campania, nella provincia di Firenze e in Molise dove sono state confiscati due appartamenti in agro di Vinchiaturo. La Dda di Napoli ha assestato un duro colpo al clan Mallardo, uno dei più potenti dell’area napoletana, arrestando il boss Francesco Mallardo suo cognato Antimo Liccardo, dipendente del Comune di Giugliano. Il blitz ha anche portato al sequestro di ville, società e conti correnti per un valore complessivo di circa cinquanta milioni di euro. Per le 19 persone coinvolte nella retata e sottoposte a varie misure cautelari le accuse sono di associazione mafiosa, possesso di armi, riciclaggio e intestazione fittizia di beni. Secondo gli inquirenti i Mallardo riciclavano milioni di euro in attività lecite, soprattutto attraverso appalti e lottizzazioni edilizie. Il principale centro di affari era Arezzo, dove il clan controllava decine di società che operano nel campo dell’edilizia. Ed era lo stesso capoclan, Francesco Mallardo, a dare disposizioni sugli investimenti che venivano fatti tra Campania, Toscana e Molise.
Insomma, ancora un campanello d’allarme per la regione, meta sempre più ‘ambita’ dalle associazioni malavitose. Nei mesi scorsi è infatti intervenuta sull’area costiera del Molise, la Direzione Distrettuale de L’Aquila per perseguire alcuni clan della ‘Ndrangheta insediatisi tra la città di Vasto e Termoli, e nello stesso periodo la Dda della Puglia si è occupata delle attività della mafia foggiana condotte su parte del territorio regionale. E sull’ennesimo episodio di cronaca è intervenuto anche il consigliere regionale Michele Petraroia, che ricorda come «l’accentuarsi della presenza della criminalità organizzata in Molise è stata confermata anche nell’ultima relazione della Dia al Parlamento, oltre che da un susseguirsi di fatti allarmanti inerenti la presenza dei boss della ‘Ndrangheta, della Camorra e della mafia foggiana, di episodi inquietanti, di sequestri di beni, arresti di pericolosi latitanti nascosti in Molise, invio di pentiti e di collaboratori di giustizia con programmi di protezione in numeri eccesivi rispetto alle dimensioni della regione, riciclaggio di denaro sporco, smaltimento e interramento di rifiuti tossici, gestione di appalti e sub-appalti, fornitura di beni e servizi, traffico di droga, ritrovamenti di veri e propri arsenali, oltre a fenomeni di caporalato, speculazioni e collusioni di varia natura. In un quadro simile che continua ad evolvere in negativo anche per il dilagare della mafia foggiana e dei clan camorristici delle aree confinanti, da alcuni mesi la Direzione Distrettuale Antimafia del Molise è affidata in reggenza al Procuratore della Repubblica di Campobasso facente funzioni, che da qualche tempo è stato privato anche dell’interfaccia con il Comando della Regione Carabinieri, soppresso ed accorpato all’Abruzzo, e si è visto progressivamente sopprimere anche alcuni Distaccamenti della Polizia Ferroviaria, Polizia Postale e Polizia Stradale, oltre a 26 Comandi Stazione Comunali del Corpo Forestale dello Stato passati, previa razionalizzazione, all’Arma dei Carabinieri, che svolgevano un preziosissimo controllo sui reati ambientali ed in particolare sul traffico di rifiuti nelle aree più impervie del territorio. Dall’8 novembre segnalo che anche la Procura della Repubblica di Larino, già alle prese con un’atavica carenza di organico, è stata affidata in reggenza dopo il trasferimento del dottor Ludovico Vaccaro alla Procura di Foggia».
Una fotografia che ha spinto l’esponente di Palazzo D’Aimmo a inviare una nota al Guiardasigilli Orlando, al ministro dell’Interno Minniti nonché al Consiglio Nazionale della Magistratura, al Procuratore Nazionale Antimafia e alla Commissione Parlamentare Antimafia per «sollecitare l’accelerazione delle procedure finalizzate alla nomina del Procuratore della Repubblica di Campobasso, responsabile della Direzione Distrettuale Antimafia del Molise, e del Procuratore della Repubblica di Larino prevedendo la copertura dei posti vacanti negli Uffici Giudiziari del Molise ed ogni altra misura tesa a contrastare l’infiltrazione della criminalità organizzata nella regione così come da impegni assunti il 27 aprile 2017 dalla Commissione Parlamentare Antimafia presso la Prefettura di Campobasso».

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