Arriva due ore prima della tavola rotonda. E deve impiegarle lavorando. Il panorama del Centro Mességué lo aiuta. Quasi nessuno spazio per rilassarsi ma lo skyline, almeno, è dei migliori.
Ha solo il tempo di consumare un toast, poi Alessandro Sallusti è pronto per entrare nel ‘mood’ molisano. Vuole entrare nel ‘mood’ molisano. Due chiacchiere con il direttore di Primo Piano Luca Colella, con Pierluigi Boragine che guida Teleregione. Gli bastano due risposte circoscritte per decodificare la XX Regione.
Prima di salire a ‘strapazzare’ Frattura, Iorio e Federico, Sallusti trova dieci minuti per allargare il ragionamento: all’Italia che verrà, al Paese che può diventare. A Berlusconi che non se ne è mai andato e a Renzi che ha deluso le aspettative. A Grillo, che forse è uno shock ma non salutare.
Direttore, come sta il Paese?
«Questo Paese non sta bene, questo è fuori dubbio. Del resto è tanti anni che non sta bene. Mi chiedo come poteva star bene un Paese che da sette, otto anni non è più rappresentato dal voto popolare ma da intrighi di palazzo. Gli intrighi di palazzo generano inefficienze, tensioni, generano anche l’anticasta. Grillo è figlio di Monti, del non votare. L’anticasta è stata generata da questa casta. Il Paese è messo male… però almeno adesso avremo un punto fermo, si vota. Mi sembra una ripartenza».
Ma gli italiani stavolta sceglieranno? Voglio dire, sapranno farlo in maniera netta senza legittimare gli intrighi di palazzo con un orientamento indeciso che quindi non assegna la maggioranza a nessuno?
«Votare è un mestiere, non è che si va a votare come si tifa una squadra di calcio, un tanto al chilo o per passione. Votare deve essere un mestiere perché bisogna che il proprio voto sia utile al raggiungimento di uno scopo. In questo senso gli italiani negli ultimi anni non hanno dimostrato di saper votare. Lo stesso centrodestra ha governato per tanti anni ma non è riuscito a fare quello che ha promesso perché i voti sul centrodestra si sono sparpagliati fra tre, quattro formazioni ed è ovvio che in quel caso non c’è una unicità di veduta. Paradossalmente il tripolarismo potrebbe agevolare perché costringe a delle coalizioni più solide e più omogenee».
Il Molise e la sfida del domani. Una regione che ha piccoli numeri come può sopravvivere?
«Beh… come può sopravvivere? Se esistesse la ricetta di come può sopravvivere il Molise, probabilmente farei il governatore del Molise… Non ho idea di come può sopravvivere il Molise così non ce l’ho di come possono sopravvivere altre regioni. Penso che finché un sistema che non dimostra di essere efficiente non crolla completamente da questa inefficienza non uscirà. Un sistema si deve rigenerare, ma siccome nessun sistema si autorigenera perché tende a sopravvivere la rigenerazione non può avvenire che attraverso un fatto traumatico. I fatti traumatici sono dolorosi in tutti i sensi, però questa è la sola via per ricostruire: ci vogliono le macerie. Le macerie le porti via e costruisci un nuovo palazzo, se continui a mettere pezze al vecchio palazzo probabilmente sarà sempre scricchiolante e pericolante. Cosa significa in politica tutto questo? Paradossalmente, per certi versi, Grillo è un fatto traumatico. Il problema del grillismo è che la medicina è inadeguata. Lo si è visto a Roma, a Torino, lo si è visto a Livorno. È una medicina che non guarisce e quindi evidentemente neanche Grillo può essere un fatto traumatico. Però ci vuole un fatto traumatico».
Berlusconi-Grillo: saranno loro i veri avversari alle elezioni? Renzi non sarà della partita?
«Berlusconi è tornato, anzi è rimasto. È rimasto assolutamente centrale. Berlusconi e Renzi hanno un piano A, che è quello di vincere in maniera autonoma. Cioè ognuno con la sua coalizione, con i suoi alleati, cosa che vedo difficile. Entrambi hanno un piano B. Nel caso il piano A non funziona, il piano B dovrebbe prevedere abbastanza naturalmente di mettersi insieme. Però questo, che è uno degli argomenti di cui si parla e per certi versi sarebbe un fatto anche abbastanza naturale, per il centrodestra sarebbe un grosso problema. Perché Renzi può mettersi assieme con Berlusconi, e secondo me non sarebbe neanche un male assoluto, ma non può farlo con la Lega, con Fratelli d’Italia. Così come Berlusconi non può farlo eventualmente con Pisapia… il che vorrebbe dire spaccare in maniera definitiva e irrimediabile i due poli, centrodestra e centrosinistra. Se Berlusconi e Renzi dovessero governare insieme, io credo che non ci sarà mai più il centrodestra così come l’abbiamo conosciuto e il centrosinistra così come l’abbiamo conosciuto, ma nascerà una sorta di partito della nazione, una Dc 2.0. E anche questa è una cosa che detta così fa un certo orrore… Ma la storia dimostra che questo Paese può esser governato o da un dittatore o dalla Democrazia cristiana. Chiunque ci abbia provato con altre formule – a destra, a sinistra, centrodestra, centrosinistra – non ci è riuscito. Significa che questo Paese ha bisogno di un punto di equilibrio, di un monolite al centro. O di un dittatore. Tra un dittatore e il monolite, io tendenzialmente sarei più favorevole al monolite… quanto meno come minore dei mali… Ora, quale delle due ipotesi accadrà
lo decideranno gli italiani».
E il destino della carta stampata, invece? Nerissimo…
«Noi siamo come il costruttore di calessi quando Ford inventò la catena di montaggio. La carta stampata, così come l’abbiamo vissuta, come l’ho vissuta io, non c’è più e non ci sarà più. Ci sarà qualche cosa di nuovo, di diverso che non è esattamente quello che stiamo vedendo in questo periodo – siti, blog, l’online – perché nessuna impresa può stare in piedi se non dà reddito.
Questa strada dei siti, dei blog, dell’online non si è ancora riusciti a metterla a reddito. Quindi non porta da nessuna parte. Semplicemente accelera la morte della carta stampata, è quasi un matricidio. Secondo me, non è ancora all’orizzonte quello che sarà davvero l’informazione nel prossimo secolo. Siamo nella terra di nessuno, siamo in mezzo, si sperimenta ma ancora la soluzione non è si è trovata. Ripeto: i siti non danno reddito, è impensabile produrre informazione a costo zero, perché si produce solo spazzatura come è ovvio che sia. Non penso sia nemmeno giusto acquisire informazione senza pagare perché se è vero che l’informazione è gratuita allora io voglio andare in treno gratis, in aereo gratis… il lavoro va pagato. L’informazione è un lavoro e bisogna pagarlo».
rita iacobucci