La prevenzione ancora una volta si rivela fondamentale per evitare danni irreparabili alla salute di un paziente. E per prevenzione a volte si intende anche una semplice ecografia come nel caso dell’aneurisma dell’aorta, che ha un’incidenza stimata nella popolazione tra il 4 e l’8%, la cui evoluzione naturale è la rottura. Un evento drammatico che ha una mortalità enorme, ma se diagnosticata in tempo e trattata dunque prima della rottura si possono avere possibilità di successo che si avvicinano al 97-98%.
Lo ha spiegato ieri mattina il dottor Pietro Modugno, dell’Unità operativa di Chirurgia vascolare, nell’ambito della Giornata monotematica dell’aneurisma dell’aorta addominale che si è svolta alla Fondazione Giovanni Paolo II. «La mortalità in seguito ad un aneurisma in fase di rottura è intorno al 50% – ha detto Modugno – mentre quando l’intervento viene effettuato in condizioni di non emergenza il tasso si assesta intorno all’1 – 2 %. Questo dato ci fa capire quando sia necessario fare prevenzione. È sufficiente una semplice ecografia per effettuare una diagnosi. Tutte le persone che hanno un elevato rischio cardiovascolare, pensiamo ai fumatori, diabetici, ipertesi etc. devono sottoporsi a controlli. Un altro importante fattore di rischio è la familiarità: se parenti prossimi hanno avuto episodi di rottura dell’aneurisma, è assolutamente necessario fare almeno un’ecografia dell’aorta addominale. Non tutti gli aneurismi devono essere operati dipende dalla dimensioni» ha concluso Modugno.
Ad aprire i lavori il direttore del dipartimento Carlo Maria De Filippo, mentre la lectio magistralis è stata affidata al prof Francesco Snider, uno dei padri nobili della Chirurgia vascolare, già direttore dell’Unità operativa al Policlinico Gemelli di Roma. «Oggi parliamo di una patologia importante che mette seriamente a rischio al vita del malato – ha commentato il professor Snider -, negli ultimi anni il trattamento privilegiato è stato quello endovascolare, rispetto a quello tradizione.Tuttavia la chirurgia “aperta”, resta ancora una metodica valida soprattutto in situazioni particolari. Il nostro compito è quello di insegnare, in primo luogo ai giovani chirurghi vascolari,che questa tecnica ancora attuale, in modo che possano effettuare la scelta migliore».
Nel corso dei lavori è stata consegnata al professor Snider una targa di benemerenza, come segno di riconoscenza per il servizio svolto in oltre quarant’anni di carriera.
«Un maestro nella professione e nella vita»: così l’ha definito Carlo De Filippo nel conferirgli il premio attribuito anche a Michele Roesler, cardiochirurgo della Fondazione, che dopo anni di onorato servizio è andato in pensione.

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