Per il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, un atto di responsabilità. Per Nicola Tomasso e Francesco Pilone (Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia meridionale, Pilone è capogruppo di Democrazia Popolare al Comune di Campobasso), invece, l’Italia ha sancito il diritto di farsi uccidere.
Si anima il dibattito anche in Molise sull’approvazione della legge sul biotestamento. Ad aprile, quando ci fu il via libera della Camera al ddl, i sacerdoti di Carovilli, Castropignano, Duronia, Pietrabbondante e Salcito fecero suonare le campane a morto in segno di protesta. Un cartello spiegava: «Le campane suonano a morto perché la Vita è vittima della morte dall’aborto all’eutanasia delle Dat. Con queste l’Italia ha scelto di far morire, non di far vivere. Prosit».
Ora che il ddl è diventato legge, si riapre la discussione. Un atto di responsabilità, dunque, secondo Massimiliano Scarabeo, che «dopo decenni di discussioni per la sua approvazione, mette i malati, le loro famiglie e gli operatori sanitari nella condizione di affrontare con minori disagi talune problematiche legate alla cura di particolari malattie, evidenziando, nel contempo, un maggiore rispetto per i diritti degli stessi. Proprio perché questa è una legge che ribadisce il no all’accanimento terapeutico e non è assolutamente un primo passo verso l’eutanasia, occorre attenzione nella sua applicazione, una maggiore responsabilizzazione nelle terapie di cura e quelle del dolore, attraverso un consolidamento del rapporto medico-paziente, dato che non è giusto pensare che la vita di una persona possa essere conseguenza di una semplice dichiarazione scritta».
Tomasso e Pilone ribattono che l’unico diritto esistente è quello alla vita, non ce n’è uno alla morte. La norma approvata, accusano, «legittima non solo l’eutanasia omissiva, contrariamente a quanto affermato da diversi parlamentari, ma anche l’eutanasia commissiva». In base alla volontà del paziente, spiegano, il medico potrà interrompere la nutrizione artificiale, «procurando la morte per fame e sete». Il testo non indica una particolare condizione, «ne consegue che tutte le motivazioni addotte sono valide per chiedere di morire (disabili, depressi)». E ancora, «si capovolge il principio secondo cui i minori e gli incapaci non possono rifiutare un trattamento a tutela della salute, nel pieno rispetto della dignità. Infatti, genitori e rappresentanti legali avranno pieno potere di vita e di morte sui figli e sugli incapaci». Le disposizioni anticipate di trattamento, proseguono i due esponenti del mondo cattolico, non certificano «la volontà attuale del paziente. Si esprime di fatto un consenso disinformato. Questo pasticcio normativo è confermato dal mancato obbligo della presenza medica nell’atto di redazione della Dat, dalla mancanza di criteri per accertare l’integrità mentale e la lucidità del dichiarante». Infine, «si obbligano i medici a commettere omicidi. Infatti, anche qualora ci fossero nuove terapie, non esistenti al momento della redazione della Dat, il medico è tenuto ad attenersi alla volontà di morte del paziente, probabilmente espressa molti anni prima. Una evidente violazione dell’articolo 32 della Costituzione». Di più: «Con questa legge viene cancellato il diritto alla dignità e alla speranza del sofferente. Da oggi i malati saranno un peso di cui lo Stato dovrà liberarsi».
C’è uno strano concetto di VITA e di DIRITTO in un mondo che si sta rinchiudendo vigliaccamente nel relativismo culturale. Che cos’è la vita? Qualcosa che mi appartiene? Di cui posso disporre a mio piacimento? Che devo amare e mettere in vetrina solo quando è bella, sana, senza problemi? Che cos’è un diritto? Fare ciò che voglio, dimentico degli altri?
Ed infine, che cos’è la sofferenza? Già, la sofferenza: una parola che sembra si voglia cancellare dal vocabolario odierno perché fa male al solo pensiero, perché non è oggetto da vetrina, perché non può essere esibita sul bancone di un supermercato come i frutti più tondi, più lucidati, in una parola: più finti.
Abbandonando il relativismo culturale che non ci porta da nessuna parte perché crea solo una Babele, riappropriamoci del vero senso delle parole, e quindi constatiamo che quanto è stato decretato da questa nuova legge altro non è che un omicidio-suicidio assistito.
Un medico se la potrà mai sentire di non idratare o ventilare più un paziente? Ci pensate? Lo si lascia morire.
Per questo bisogna scendere in piazza, non per le sfilate carnevalesche del gay pride che purtroppo si terranno anche a Campobasso!
Le ruote, comunque, girano: è una legge di natura, contro la quale né io che sono contro questa porcata né chi vi è a favore possiamo fare niente. Mutatis mutandis: per fortuna i governi cambiano. Ed anche le leggi.