Se divorzio è stato, è consensuale. D’altro canto se non si va più d’accordo, meglio un taglio netto. Massimo Romani non è più l’amministratore delegato di Amadori.
La notizia è circolata in Molise negli ultimi giorni, l’ufficialità arriva da Cesena. Contattati da Primo Piano, i vertici del gruppo confermano e spiegano in una nota che «dopo un biennio di intenso lavoro comune e di reciproche soddisfazioni, l’azienda Amadori ed il dottor Massimo Romani hanno concordato una risoluzione consensuale dei rapporti tra loro intercorrenti, anche in considerazione di scelte personali del dottor Romani, il quale lascia i suoi incarichi per dedicarsi a nuovi percorsi professionali». Come accade in questi casi, «la famiglia Amadori ed il Consiglio di amministrazione esprimono il proprio ringraziamento a Massimo Romani per l’importante lavoro svolto e per i risultati prodotti e gli augurano successo nelle future attività» e Romani «ringrazia la famiglia Amadori per la prestigiosa opportunità fornita e per gli anni di proficuo lavoro svolto insieme».
Al colosso romagnolo dell’avicolo, chiamato dalla famiglia Amadori a rivestire un ruolo centrale – la «gestione aziendale e la realizzazione di rilevanti piani per i prossimi anni», Romani era arrivato dopo un’esperienza manageriale a Grandi salumifici italiani. Amadori, dunque, per la sua carriera è stato un balzo in avanti notevole. È stato lui a seguire la trattativa successiva all’acquisizione di incubatoio, macello e centri allevamento della ex Arena di Bojano. Lui ha sottoscritto per Amadori gli accordi al Ministero dello Sviluppo economico che prevedono un investimento – cofinanziato da Stato e Regione – di circa 40 milioni in Molise. Un investimento di cui proprio in questi giorni si è tornati a parlare insistentemente in regione: la ripartenza tanto attesa non sembra infatti affatto vicina. Per l’incubatoio si attende la graduatoria del bando del Psr e anche in questi giorni a Bojano sono stati alcuni tecnici di Amadori. Ma i lavori non partono ancora. La scelta di cambiare l’ad – che sia unilaterale dell’azienda come si vocifera negli ambienti della filiera avicola o consensuale come invece da Cesena assicurano – è una notizia che assume rilievo per questo. Scelta interna ad una impresa, certo. Ma Romani non era solo un nome in Molise, è stato lui in questi mesi l’interfaccia con le istituzioni e i sindacati. È stato anche personalmente a Bojano, per un sopralluogo insieme a Flavio Amadori (presidente del gruppo) nella primavera del 2016.
Naturale, quindi, chiedere a Cesena se cambierà qualcosa per la filiera avicola molisana che Amadori ha dichiarato di voler rilanciare. Non per questioni formali, è chiaro che i manager ‘passano’. Ma per questioni strategiche. A questa domanda l’azienda risponde: non c’è alcuna volontà di cambiare quanto è stato deciso nei mesi scorsi e sottoscritto per Bojano. In poche parole, assicurano da Amadori, non cambia nulla.
rita iacobucci