Alla Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso un nuovo percorso assistenziale prenatale per accompagnare le coppie durante la gravidanza.
Si tratta di un metodo non invasivo che non sostituisce l’amniocentesi, ma la può evitare, un test che permette di valutare lo stato di salute del feto e fornisce una stima della presenza di anomalie genetiche fetali molto più accurata rispetto a precedenti metodiche.
Il test “su dna circolante” prevede una consulenza genetica, in cui viene raccolta l’anamnesi personale e familiare, viene effettuata una valutazione della storia familiare e vengono fornite tutte le informazioni sul significato e sull’attendibilità del test, così come sui percorsi successivi, necessarie ai fini dell’espressione del consenso della donna e della coppia. Per eseguire il test è sufficiente un semplice prelievo di sangue venoso materno a partire dalla decima settimana per le gravidanze singole e dalla dodicesima settimana per le gravidanze gemellari. Dare informazioni sullo stato di salute del feto è un dovere dei medici, l’importante – sottolineano da largo Gemelli – è darle in maniera corretta, tenendo conto di tutti i possibili percorsi da seguire, senza dare per scontato che il riscontro di un’anomalia genetica equivalga a una condanna inesorabile. La consulenza genetica consente inoltre di ottenere una valutazione complessiva dei rischi per la gravidanza e di valutare l’eventuale indicazione di altri esami. Sulla base di situazioni particolari individuali la coppia (o la madre) potrà essere presa in carico per una valutazione integrata multidisciplinare congiunta con ginecologo, bioeticista, psicologo volta all’accompagnamento e all’accoglienza del nascituro nei casi a grande criticità. Per prenotare un appuntamento si può contattare il Laboratorio di Diagnostica molecolare della Fondazione dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 12 ai numeri 0874 312275/284 o tramite posta elettronica, scrivendo a genomacb@fgps.it.
Bene che ci sia tutto ciò perché sono sempre favorevole alle nuove scoperte ma sarebbe opportuno un miglioramento del test che abbassare al massimo il numero delle settimane di gestazione perché le donne o le coppie avessero possibilità di scelta dell’applicazione della legge sull’interruzione volontaria di gravidanza. Capìsco che l’intenzione di questa ricerca è altra, ma anche che ci possano essere singole persone o coppie che non si sentano di affrontare una vita “diversa” per questioni genetiche forse non rilevabili ad una indagine pre gestazione