‘Ndrangheta e camorra puntano a estendere traffici e influenze in Molise. Ancora una conferma, dalla relazione della Dia relativa al primo semestre 2017, del fatto che in regione non ci sono clan stanziali ma la costa e il Sannio-Matese sono le zone di maggiore interesse per le organizzazioni criminali calabresi e campane.
Nelle pagine del report che gli analisti della direzione investigativa antimafia in particolare la mappa delle mafie in Italia. Dove le cosche di ‘ndrangheta, per quanto saldamente presenti nella regione d’origine, sono sempre più interconnesse con il resto del Paese, specialmente il centro-nord. Segnali importanti di radicamento gli investigatori li hanno colti in riferimento all’economia e alla pubblica amministrazione. E presenze significative sono segnalate in Veneto, in Emilia Romagna, in Toscana, nel Lazio, in Abruzzo, in Molise e in Basilicata.
Per quanto riguarda l’Abruzzo e il Molise, l’analisi delle operazioni portate a termine dalle forze dell’ordine hanno mostrato che si tratta di territori risultati «permeabili agli interessi dei sodalizi mafiosi, per quanto non strutturalmente presenti». In Abruzzo operano soggetti riconducibili alla cosca Morabito – Palamara – Bruzzaniti di Africo. A gennaio 2017 l’operazione “Buena Ventura” portò all’arresto di 19 affiliati responsabili di traffico internazionale di stupefacenti, alcuni
dei quali individuati a Pescara. Anche in Molise, oltre che in Abruzzo, invece è presente il gruppo Ferrazzo di Mesoraca. Il capo ‘ndrina – ricordano ancora una volta dalla Dia – «non solo aveva scelto di stabilire ufficialmente la propria residenza nella provincia di Campobasso (a Termoli, ndr), ma si era di fatto reso promotore di una associazione criminale composta sia da calabresi che da siciliani (famiglia Marchese di Messina) che operava tra la citata provincia e quella di Chieti».
La camorra pure non ha messo radici in regione, nonostante la contiguità con la Campania.
Le aree potenzialmente più critiche, dove si sono verificati «episodici tentativi di penetrazione nella realtà criminale locale», sono la fascia adriatica e le zone del Sannio-Matese, vicine alle zone di influenza dei Casalesi. L’obiettivo dei clan è espandere il mercato degli stupefacenti, il riciclaggio. Considerano il Molise anche come rifugio per latitanti.
Spia della presenza di questi interessi malavitosi e del concreto rischio di infiltrazione nell’economia locale è ad esempio la confisca, eseguita nel mese di aprile 2017 dalla Guardia di Finanza, di beni mobili ed immobili e quote societarie, per circa 320 milioni di euro, nei confronti di due fratelli, inseriti nel clan napoletano Contini. Tra i beni confiscati, due impianti di distribuzione di carburante in provincia di Isernia e uno in provincia di Campobasso.
Nell’hinterland di Isernia, segnala la Dia, sono domiciliati soggetti contigui ai clan Mallardo e dei Casalesi. Il 23 febbraio 2017, uno dei figli del capo del clan Schiavone, dopo un periodo di detenzione per associazione di stampo mafioso e traffico di stupefacenti, è stato ai domiciliari a Macchia d’Isernia, nella casa della convivente. Il 5 aprile 2017, a Campobasso, dove era ai domiciliari, è stata inoltre arrestata una donna, considerata affiliata al clan Pecoraro-Renna di Battipaglia, per associazione mafiosa finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsioni, rapine, sfruttamento della prostituzione.
Infine, le operazioni finanziarie sospette segnalate in Molise sono state 649 (lo 0,29% del totale in Italia nel periodo gennaio-giugno 2017).