L’on dell’Idv Anita Di Giuseppe ha annunciato un’interrogazione parlamentare ai Ministeri competenti per cercare una soluzione alla situazione critica delle Poste molisane. “L’Italia dei paradossi” – scrive la Di Giuseppe in una nota alla stampa – “Anche una realtà come Poste Italiane, con un bilancio più che positivo attestato da un utile netto pari ad 846 milioni di euro per il 2011, pensa maggiormente ai tagli del personale piuttosto che alla razionalizzazione delle spese inutili e, troppo spesso, di comodo. Basti pensare che il 17 aprile scorso, ovvero il giorno prima della presentazione del bilancio 2011, il Gruppo Poste Italiane spa ha presentato il piano di ristrutturazione aziendale, nel quale ha comunicato la decisione di ristrutturare l’azienda, a causa di un presunto calo di flussi di traffico. Una scelta industriale che porterà al licenziamento di circa 1800 persone”.
“Nel Molise la situazione passa dal tragico al drammatico – sottolinea la parlamentare – con una riorganizzazione, come denunciato anche dalle organizzazioni sindacali di categoria, totalmente illogica: infatti, Poste italiane vorrebbe accorpare gli uffici di recapito nei paesi che non hanno più di 200 abitanti per km quadrato, con il conseguente isolamento della popolazione e degli uffici pubblici. Ovviamente questi tagli del personale pregiudicheranno la qualità dei servizi postali, producendo oltre ai disagi, evidenti sprechi, basta pensare agli investimenti multimilionari fatti dall’ente negli anni passati”.
“Il Molise è l’unica regione in tutta Italia ad avere l’organizzazione direzionale spezzettata in tre Direzioni diverse, ed incredibilmente situate a loro volta in tre Regioni diverse”, una a Roma, una a Bari e l’altra a Pescara. “Non sarebbe più logico e meno dispendioso che le stesse Direzioni dipendessero da una sola Struttura Regionale? Infine, in Molise, non è stata mai attivata una qualsiasi Direzione di Servizi Innovativi così come è stato per molti capoluoghi di regione e di provincia, precludendo lo sviluppo dei servizi e di conseguenza lo sviluppo occupazionale. Scelte scellerate, troppo spesso sottovalutate dalla politica regionale che oggi, in tempo di crisi deve fare i conti ancora di più con gli errori del passato”.