Ci sono anche due campobassani, un uomo di 43 anni ed una donna di 37, tra gli indagati nella maxi operazione dei Carabinieri della stazione casertana di Macerata Campania che hanno sgominato un’organizzazione dedita alle truffe ai danni di compagnie assicurative. Nel mirino degli inquirenti 34 persone, di cui due colpite da divieto di dimora in provincia di Caserta e altre due dal divieto di esercitare la professione medica. Diverse le contestazioni: associazione per delinquere finalizzata alle truffe ai danni di compagnie assicurative, simulazione di reato, falsa testimonianza, falsa perizia o interpretazione, fraudolento danneggiamento dei beni assicurati e mutilazione fraudolenta della propria persona, corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici.
L’indagine, diretta dalla Procura di Santa Maria Capua Vetere, si è svolta tra i mesi di ottobre 2016 e maggio 2017 attraverso intercettazioni telefoniche, riscontri documentali, e grazie alle dichiarazioni di persone informate sui fatti.
Il tutto a seguito del sequestro, presso uno studio legale di Sessa Aurunca, di 37 fascicoli relativi a richieste di risarcimento danni per sinistri stradali.
I successivi approfondimenti investigativi hanno consentito di accertare l’operatività, nella provincia casertana, di un sodalizio delinquenziale diretto alla realizzazione di truffe in danno di più compagnie assicurative. L’associazione si avvaleva di un collaudato ed allarmante modus operandi basato sulla prospettazione di finti incidenti stradali con lesioni personali alle “parti coinvolte”. Al momento non è ancora chiaro quale ruolo abbiano avuto i due molisani, ma secondo gli investigatori, l’organizzazione operava tramite varie figure. C’erano, in primis, i referenti che impartivano direttive e raccoglievano la documentazione necessaria per avviare le pratiche di risarcimento per il tramite di studi legali, poi gli organizzatori dei falsi incidenti stradali che individuavano e reclutavano le parti da inserire, di volta in volta, nelle false attestazioni di incidente; medici compiacenti (quattro), tra cui uno in servizio all’ospedale di Marcianise, che, in cambio di somme di danaro -variabili tra i 160 e i 170 euro – redigevano e rilasciavano, falsi certificati medici di pronto soccorso, spesso a favore di soggetti che non hanno mai effettuato accesso alle strutture di pronto soccorso, o consulenze sanitarie attestanti la diagnosi e la prognosi da porre a fondamento delle istanze risarcitone. Infine gli avvocati che, nella piena consapevolezza della natura dolosa delle istanze risarcitorie, hanno adito la via giurisdizionale per persuadere le compagnie assicurative della “legittimità” delle pretese.
Gli incidenti venivano risarciti con un compenso variabile in proporzione all’entità delle lesioni riportate dalle “parti coinvolte” e documentate nei referti medici. Complessivamente sono stati accertati 15 sinistri mai verificatisi per un giro d’affari di circa 800mila euro.

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