Scalpore e indignazione. Come era prevedibile, quanto avvenuto in una scuola primaria di Termoli mercoledì mattina, ha provocato dibattito e prese di posizione. Sui social e non solo, sdegno e scalpore.
Un bambino di dieci anni, affetto da disturbo dello spettro autistico, quando è arrivato in classe accompagnato dalla sorella maggiore ha trovato l’aula vuota. Lui, come ogni mercoledì, aveva partecipato alla terapia dal logopedista. Ma, sostengono con forza la mamma e il papà, nessuno aveva comunicato alla famiglia che quel giorno la classe avrebbe visitato l’azienda Del Giudice. Se lo avessero saputo, avrebbero scelto insieme a lui se fare logopedia o partecipare, come in passato lui ha sempre fatto, all’uscita didattica. Invece, Michele (è il nome di fantasia che per rispetto Primo Piano ha scelto senza rivelare quello reale del minore) ha dovuto aspettare da solo un’ora e mezza che i suoi compagni tornassero.
L’istituto respinge le accuse dichiarando di aver comunicato a tutte le famiglie la gita, programmata a gennaio e poi rinviata ad aprile. Alla Tgr ha dichiarato che l’autorizzazione era stata a suo tempo consegnata nello zainetto del piccolo. Circostanza che i genitori dell’alunno smentiscono attraverso l’avvocato. Non hanno ricevuto nulla, spiega il legale nell’intervista che proponiamo in pagina, e la consegna nello zaino di un disabile che ha difficoltà a parlare per l’avvocato non integra una corretta comunicazione.
I fatti hanno scosso il mondo della scuola. La direttrice dell’Ufficio scolastico Anna Paola Sabatini ha sentito di persona i genitori del bambino. «È un episodio che tocca la nostra sensibilità. Ho chiamato personalmente la famiglia – dichiara a Primo Piano – per esprimere la vicinanza del mondo della scuola. Stiamo accertando lo svolgimento dei fatti per valutare il da farsi».
Anche il Comune di Termoli interviene sul caso. Il sindaco Angelo Sbrocca, dopo essersi informato e aver ascoltato la famiglia e il dirigente scolastico invita tutti ad una maggiore sensibilizzazione nei confronti delle persone con disabilità e delle loro famiglie e, allo stesso tempo, auspica un maggiore e più profondo dialogo tra tutte le parti e gli operatori che coadiuvano le famiglie nella quotidianità delle persone disabili.
«Il compito delle istituzioni è, in primo luogo, quello di ascoltare – dice Sbrocca – Quando ci si predispone all’ascolto è facilmente comprensibile la difficoltà quotidiana delle famiglie delle persone disabili. Ho verificato che tutte le istituzioni che collaborano con la famiglia, l’Ambito territoriale sociale, il Comune di Termoli e, naturalmente, la scuola e tutti i suoi operatori, sono attive e sensibili alle esigenze di Giorgio e delle altre 11 famiglie che hanno le stesse caratteristiche. Non posso, quindi, che mandare il mio incoraggiamento verso chi affronta battaglie dolorose quotidianamente. Le istituzioni sono e resteranno vicine ad ognuna di queste famiglie, un maggiore dialogo renderà però tutto più semplice».
r.i.