Si profila un vero e proprio scontro tra Procure sul caso che vede coinvolto un medico dell’ospedale di Isernia, accusato di avere falsificato alcune ricette mediche, intestandole a parenti e amici, per ricavare un profitto dalla vendita dei farmaci. La Procura generale di Campobasso ritiene che il medico debba essere rinviato a giudizio per truffa. Quella di Isernia, invece, ipotizza il reato di peculato.
Tutto iniziò in seguito ai controlli a campione predisposti dalla Regione per verificare la congruità delle ricette emesse nell’ambito del sistema sanitario. Venne fuori che in due farmacie, una di Campobasso e l’altra di Isernia, vi era una vendita eccessiva di medicinali per curare la gastroenterite. Pertanto l’Asrem decise di presentare una denuncia alla Guardia di Finanza, che effettuò una serie di indagini, dalle quali venne fuori che il farmaco era stato venduto a parenti e amici di due farmacisti, di un informatore scientifico e di un medico del Veneziale. Stralciata la posizione del farmacista di Campobasso, la Procura di Isernia chiese il rinvio a giudizio per le altre tre persone, ipotizzando i reati di falso e associazione a delinquere finalizzata alla truffa al sistema sanitario. Accadde, però, che il gip Messa decise di prosciogliere gli indagati per il reato più grave e di rinviare a giudizio il farmacista isernino e l’informatore scientifico. Rimase, quindi, da definire la posizione del medico che ancora attende la decisione del gup. Il difensore La Cava sostiene che le ricette non furono scritte dal suo assistito, così come risulterebbe dalla calligrafia non corrispondente. Se ne riparlerà il 31 maggio per la nuova udienza preliminare.