Il tempo necessario a elettrificare i quasi 83 chilometri di linea ferroviaria da Campobasso a Bojano non sono al momento stimabili in maniera attendibile. O meglio, politici e Ferrovie sono prudenti.
Ma si conosce il timing che l’assessorato regionale ai Trasporti vuole imprimere al primo passo concreto: la firma della convenzione con il governatore Toma, compatibilmente con gli impegni dell’ad di Rfi, entro la prima metà di luglio.
Il 15 luglio è l’obiettivo che si è dato l’assessore Vincenzo Niro e che ha trovato la disponibilità dei dirigenti di Rete ferroviaria italiana nel primo incontro operativo che si è svolto ieri mattina in viale Elena.
«Hanno compreso perché ho voluto segnare questa accelerazione. È impensabile – ha commentato dopo la riunione Niro – continuare con un servizio pessimo come quello che finora i cittadini molisani, i pendolari, hanno dovuto subire».
Al tavolo convocato da Niro, tra gli altri, il direttore territoriale produzione Rfi Napoli Francesco Favo, Giuseppe Savoia (dello staff di Favo), il capo ingegneria di Rfi Napoli Nicola D’Alessandro, il presidente del Consiglio regionale del Molise Salvatore Micone, i dirigenti del servizio Trasporti della Regione, il presidente della sezione Trasporti di Confindustria Molise Rosario Morelli.
A disposizione, programmati da intese chiuse l’anno scorso dai precedenti governi, complessivamente ci sono 80 milioni di euro. In origine 30, che sarebbero bastati probabilmente solo fino a Isernia, previsti dal Patto per il Molise (15 regionali e 15 ministeriali). Un addendum alla delibera Cipe 98/2017 aggiunge 50 milioni. « Ferrovie – ha spiegato così la faccenda Niro – si è accorta che regione Molise era stata lasciata fuori. I 30 milioni del Patto per il Sud erano insufficienti a risolvere il problema dell’elettrificazione. Si è lavorato quindi molto per integrare la dotazione. Oggi abbiamo 80 milioni, possiamo dare l’opportunità ai nostri concittadini di arrivare a Roma in due ore e 10. Altrimenti non avrebbe senso spendere 80 milioni di euro per lasciare il servizio più o meno com’è».
All’apertura dei cantieri, Niro immagina anche un servizio sostitutivo su gomma fino a Roccaravindola, «perché non siano sempre i cittadini a soffrire». I molisani, ha detto, «sono disamorati rispetto al treno, il mio obiettivo è farli riappassionare al trasporto ferroviario».
In quello che lui chiama cambio di passo ha inserito anche l’avvio, con gara, di un servizio di monitoraggio, da istituire presso l’assessorato, «che consenta di rilevare in tempo reale anche i rallentamenti, i guasti, le difficoltà, i disagi». E l’elaborazione di un piano complessivo della mobilità e dei trasporti. In cui dare un ruolo preciso alla tratta ferroviaria, a quel punto elettrica.
Da un proiettore nella sala riunioni la ‘foto’ della rete attuale e del territorio in cui è inserita: 9 chilometri di gallerie costruite 120 anni fa, curve pericolose (32 chilometri di curve), una pendenza anche oltre il 24% in alcuni tratti, treni a gasolio. Uno status quo molto complesso, perciò nessuno azzarda stime sul fine lavori.
Con la firma della convenzione, in cui diverrà più chiaro cosa la Regione commissiona a Rfi, sarà approvato anche un cronoprogramma. Ed entrerà in gioco pure Trenitalia, chiamata a partecipare a una cabina di regia che si occuperà dei mezzi da utilizzare per portare a Roma in due ore e un quarto chi parte da Campobasso. La Regione, è indubbio, avrà un potere contrattuale enorme dopo l’elettrificazione. Almeno rispetto ad oggi. Oltre Trenitalia, quale altro gestore avrebbe interesse a partecipare a un bando per una linea a binario unico e treni diesel?
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Intervista all’ingegner Favo
«La metropolitana leggera? Consegneremo i lavori» Rfi ripensa pure a Termoli
Se vuoi arrivare a Roma in tempi rapidi, non puoi fermarti a Baranello, Vinchiaturo, Campochiaro… Altirmenti, non c’è treno elettrico che tenga.
Quindi, da Campobasso a Roma in poche soste. Da Campobasso a Vinchiaturo con la metro leggera. O, come la chiama Rfi, con la metropolitana regionale.
È l’idea di base che si è fatta la società di Ferrovie dello Stato che gestisce l’infrastruttura delle percorrenze del futuro in Molise.
Francesco Favo, direttore territoriale produzione di Rfi Napoli da cui dipende il Molise, ne parla con la stampa a margine del vertice operativo con l’assessore Niro. E nel ragionamento di prospettiva non dimentica che c’è in ballo la possibilità di far rientrare Termoli e la sua area portuale nella Zes: più imprese, più traffico che si può incanalare su rotaia.
Elettrificazione della rete ferroviaria fino a Roccaravondola: è una buona notizia per il Molise e perché?
«Senza treni elettrici non hai un servizio ferroviario moderno e di qualità. Finora non era così. Noi abbiamo una ‘macchina industriale’ che deve essere coerente: si deve poter arrivare con l’elettricità in ogni punto rispetto al treno: in modo da poter fare manutenzione o attività sulla qualità del materiale rotabile. La tradizione del Molise era del treno diesel che ha dei limiti nel trasporto, nella velocità, nella percorrenza».
L’investimento, ingegnere, è reale quindi?
«La committenza è regionale. Noi abbiamo già in corso un investimento di quasi 24 milioni di euro, come sapete è la metropolitana regionale. Stiamo lavorando sodo, stiamo lavorando al servizio intorno a Campobasso, essenzialmente tra Matrice e Bojano. Adesso è partita questa iniziativa per la nuova delibera Cipe voluta fortemente dalla Regione Molise per elettrificare fino a Isernia e fino a Campobasso. Avremo un servizio metropolitano e uno più performante verso la Capitale e verso Napoli».
Quali saranno i vantaggi per i viaggiatori in termini di tempi di percorrenza?
«Lo sapremo meglio quando avremo chiaro come fare l’impianto, che è complesso. Raddrizzare una curva – nel nostro linguaggio tecnico – ti può far recuperare dieci minuti, cambiare gli scambi in una stazione te ne fa recuperare 20. Elettrificare ti fa recuperare il 20-25%. Quindi, sicuramente più treni e più velocità. L’assessore mi ha detto una cosa molto importante: pare che sia in gioco un piano dei trasporti regionale. Ecco, se la committenza ci dice chiaramente quello che vuole, riusciamo ad avere un trasporto che è, per fare qualche esempio, Campobasso-Roma, Isernia-Roma, Matrice-Campobasso, Matrice-Bojano. Esigenze e ‘gerarchie’ non possono andare in contrasto fra di loro. Se vuoi andare velocemente a Roma non puoi fare troppe fermate».
Sulla metropolitana regionale è possibile tornare indietro? Mi spiego meglio: se la nuova amministrazione non la ritenesse strategica potrebbe rivisitare il quadro o, al punto in cui siamo, no?
«Guardi, io sono un muratore, non sono un politico. C’è un investimento di 23,5 milioni, che forse non sarà sufficiente e probabilmente lo integreremo anche con risorse nostre perché siamo comunque dei ferrovieri, e se andate a vedere a Guardiaregia e dove stiamo lavorando stiamo riqualificando le stazioni, abbattiamo barriere architettoniche. La ferrovia non è solo treni, è anche poter salire sul treno. Quel progetto si concluderà perché c’è una convenzione e quindi noi consegneremo i lavori nei tempi, come ci è stato richiesto. Penso che in questo le amministrazioni si succedono senza cambiare i contenuti dei progetti che sono definitivi, esecutivi. È il trasporto che è più una responsabilità politica».
La tratta per Termoli, invece, al momento è inutilizzata. Che ne sarà?
«È una zona molto difficile dal punto di vista idrogeologico, sapete che abbiamo avuto molte frane. Noi la teniamo in efficienza, non appena la committenza sarà chiara ripartiranno i treni verso l’Adriatico. Speriamo in futuro di avere altri soldi per elettrificare fino a Termoli, di far crescere Termoli che ha tante prospettive in termini portuali e retroportuali. Questo dipende molto dalla Regione».
ppm