Ha debuttato ieri in aula l’inchiesta contro la criminalità organizzata “Isola Felice”, processo che vede ben 109 imputati e tra costoro, i destinatari delle 25 ordinanze di custodia, di cui 14 in carcere, che vennero notificate nella notte tra il 31 agosto e il primo settembre di due anni fa. All’origine gli indagati erano ben 149 indagati: numeri della maxi operazione contro la criminalità organizzata scattata all’alba tra Abruzzo e Molise. L’operazione venne denominata “Isola felice” perché il clan Ferrazzo «voleva rifarsi una vita in Abruzzo», come affermato dal procuratore nazionale antimafia Franco Roberti. Indagini che hanno portato alla scoperta da parte dei Carabinieri, di un’associazione di stampo mafioso operante anche sul territorio bassomolisano per ipotesi di reato che vanno a vario titolo dall’associazione mafiosa, al traffico di droga e armi, fino all’estorsione e al riciclaggio. Grande fu lo spiegamento di forze che ha visto impiegati nel sequestro di immobili e attività commerciali oltre 200 militari con perquisizioni in Molise, Abruzzo, Calabria, Sicilia, Lazio e Marche. Nel territorio termolese sono stati cinque gli arresti effettuati, con tre persone trasferite nel penitenziario di Larino di cui una residente proprio a Termoli e le altre due a Campomarino. Ai domiciliari, invece, finirono altri due soggetti mentre per un terzo fu definito l’obbligo di dimora. Nell’udienza di ieri, numerosi i legali che hanno contestato e presentato eccezioni riguardo l’utilizzo del rito immediato, senza l’udienza filtro dal gup. Su questo, i giudici del Tribunale penale ordinario si esprimeranno nella prossima udienza, quella del 15 ottobre. Ieri i lavori sono durati tre ore, durante i quali ci sono state anche delle dichiarazioni spontanee di uno dei principali indiziati, Eugenio Ferrazzo, figlio del boss Felice, prima collaboratore di giustizio e poi sottoposto alla revoca del programma di protezione. Dichiarazioni spontanee assai scoppiettanti, finite con un malore e il trasporto col 118 di Ferrazzo junior all’ospedale di Pescara. Secondo gli inquirenti il clan dei Ferrazzo si sarebbe avvalso della sconfitta del clan dei Cozzolino (sgominato qualche anno fa con le operazioni Tramonto e Adriatico che hanno riguardato anche la zona di Termoli) che aveva il suo centro sulle costa tra Abruzzo e Molise per estendere la propria ‘rete di contatti’.