Il Pil che non cresce, il rapporto impietoso del Rapporto Svimez. Sul Molise si accendono i riflettori del Tg2. Un servizio andato in onda nell’edizione domenicale delle 20.30 curato da Gabriele Flamma.
Un viaggio nei tre stabilimenti produttivi che fino a qualche anno fa costituivano la spina dorsale dell’economia molisana: Ittierre, Gam e Zuccherificio.
L’inviato del telegiornale di Raidue parte dal piazzale dell’azienda tessile di Pettoranello. Lì incontra Silvana Stefanelli, ex dipendente. Negli anni doro, agli inizi del 2000 – ricorda Flamma ai telespettatori del Tg2 – «qui lavoravano 700 persone, oggi il piazzale si presenta così…». Le immagini mostrano un’area vuota, deserta.
Silvana racconta che molti ex lavoratori vivono ancora in Molise, ma fanno fatica a sbarcare il lunario, «non si vive di aria», spiega.
La donna si commuove, non riesce a trattenere le lacrime. «Qui c’era tutto», dice con la voce rotta dall’emozione. «Sono entrata nell’88, questo per me sarebbe stato il trentesimo anno». E invece per lei è l’ultimo anno di mobilità. E poi? – chiede Flamma. «Poi il nulla», risponde quasi rassegnata l’ex lavoratrice.
Il viaggio continua in direzione Bojano. Il cronista lo definisce «uno dei tanti paesi che prosperavano grazie ad un’azienda che non esiste più. Qui – le immagini mostrano il viale che porta alla Gam – fino a dieci anni fa lavorava un migliaio di persone. Poi la crisi, l’azienda passata in mano pubblica, ora sono rimasti una trentina di lavoratori».
Si ha l’impressione – commenta fuoricampo Flamma – che laddove è intervenuto il commissariamento pubblico, quasi mai sia riuscito a rilanciare le aziende in crisi.
Ultima tappa del Tg2 allo stabilimento saccarifero di Termoli. Ci sono alcuni ex lavoratori. Qualcuno racconta che per vivere sta spendendo il Tfr. C’è chi ha 61 anni con 34 anni di contribuzione: «A dicembre termina la mobilità e sono in mezzo a una strada. Due figli a carico, una minore, e l’affitto di casa da pagare. Giovane per la pensione e vecchio per lavorare. I datori di lavoro non ci giudicano per quello che sappiamo fare, ma guardano l’età. A 60 anni se perdi il lavoro perdi la dignità. Perdi tutto».
Ultima a prendere la parola, la segretaria regionale della Uil. «Quando si perdono posti di lavoro – afferma Tecla Boccardo – non c’è più speranza. Perché si trova il deserto. Parliamo di posti di lavoro cancellati per sempre. E le nuove generazioni sono costrette a emigrare, a lasciare la regione».
ppm