Vivevano anche a Poggio Imperiale alcuni dei 12 braccianti agricoli immigrati morti nello schianto terrificante tra il furgone con targa bulgara che li trasportava dopo una giornata trascorsa nei campi a raccogliere pomodori e un tir, avvenuto ieri l’altro sulla statale 16 al bivio di Ripalta, pochi chilometri dopo il confine col Molise.
Non solo, ma delle sette aziende agricole in cui erano impiegate una era di Campomarino e così il Molise conquista ancora più campo, inopinatamente, in questa tragica vicenda.
Come abbiamo riferito, a indagare è il procuratore capo della Repubblica di Foggia, Ludovico Vaccaro, che fino al novembre scorso, per quasi sette anni è stato al vertice di quella di Larino.
Come riporta l’Ansa Puglia, Vaccaro «indaga anche per verificare se fossero nelle mani dei caporali i 12 bracciati agricoli, tutti immigrati, morti nell’incidente stradale avvenuto ieri sulla statale 16, nei pressi di Lesina. Per caporalato si indaga anche sin dalle ore successive al primo incidente stradale avvenuto, sempre nel Foggiano, il 4 agosto scorso, sulla provinciale 105 tra Ascoli Satriano e Castelluccio dei Sauri, nel quale sono morti 4 braccianti agricoli, anche in questo caso tutti migranti, ed altri 4 sono ricoverati in gravi condizioni. «Sono state avviate due distinte indagini – ha precisato Vaccaro – una riguarda l’incidente stradale, per capire la dinamica e tutto ciò che può averlo causato, anche se c’è da dire che in entrambi i casi sono morti i due autisti dei pullmini sui quali erano stipati i poveri migranti. L’altra indagine è stata avviata sul caporalato».
«Questa povera gente ha avuto problemi anche per trovare posto in ospedale. Sono dovuto intervenire personalmente per far sì che venissero trovati posti sia a Foggia che in altri ospedali della provincia». Lo racconta all’Ansa Vaccaro, che parlando dei feriti degli incidenti stradali che hanno provocato nel Foggiano, in poco più di 48 ore, la morte di 16 braccianti agricoli immigrati, pone l’accento su un problema sul quale è dovuto intervenire personalmente per evitare una situazione a dir poco incresciosa. «Io credo – ha aggiunto Vaccaro – che ci sia bisogno di interventi straordinari per risolvere una situazione divenuta tragica, insostenibile. Non è possibile assistere ad uno scempio del genere, sulla pelle di povere persone che vengono qui con la speranza di poter migliorare le loro condizioni di vita». Intanto, dei 3 feriti, proprio l’autista del Tir è già uscito dall’ospedale, mentre gli altri due feriti, che viaggiavano nel furgone sono ancora ricoverati.
Dunque, le due indagini promosse dalla Procura dauna viaggiano in parallelo. Una per accertare la dinamica del terribile incidente stradale, l’altra per capire se c’è stata una intermediazione illecita nel lavoro, se c’è stato sfruttamento dei lavoratori: se quei 12 braccianti agricoli morti ieri nello schianto tra il furgone sul quale viaggiavano stipati e il tir carico di prodotti farinacei avvenuto sulla strada statale 16, nei pressi di Lesina, nel Foggiano, erano nelle mani dei caporali. Accertamenti che cercheranno di chiarire i tanti perché di quei 12 corpi incastrati nelle lamiere del furgoncino bianco capovolto all’altezza del bivio di Ripalta. L’incidente, dice il procuratore di Foggia, Ludovico Vaccaro, «è stata una tragica fatalità». Dai primi accertamenti e salvo poi quello che verrà fuori dalle indagini tecniche sui due mezzi sequestrati, sembra proprio che si sia verificata una invasione di corsia da parte del furgone carico di braccianti agricoli, tutti stranieri, la maggior parte dei quali nordafricani. Il pulmino ha invaso la corsia di marcia schiantandosi contro il tir che procedeva in senso opposto. L’uomo che era al volante del furgone, forse vittima di un malore o di un colpo di sonno, è morto, «quindi – ha detto Vaccaro – si procede nei confronti soltanto dell’altro conducente». E si dovrà anche capire da dove venivano i braccianti agricoli, dove avevano lavorato, se c’è stata una intermediazione illecita del lavoro, se c’è stato sfruttamento. «Una schiavitù moderna», l’ha definita il procuratore di Foggia secondo il quale ci sono in realtà più caporalati: perché in Puglia ci sono forme del fenomeno – ha spiegato – gestite da persone del posto, gestite da persone europee e forme che riguardano i cittadini extracomunitari che sono quelle dove sfruttamento e povertà sono più evidenti. Nella Procura di Foggia esiste da tempo un pool che mira a contrastare il caporalato: «ci sono diverse inchieste in corso – racconta Vaccaro – ma c’è ancora molto sommerso», ancora tanto da fare, insomma, per far valere diritti e per tutelare quella dignità di cui a Foggia ha parlato il premier Giuseppe Conte. Il ministro Matteo Salvini al termine al termine del vertice nella prefettura di Foggia promette controlli a tappeto e dice che cercherà di aumentare l’organico sia della procura di Foggia che delle forze dell’ordine. E ci saranno anche più ispettori del lavoro, annuncia Luigi Di Maio. Sulla eventuale presenza dei caporali si indaga anche per l’altro incidente stradale avvenuto sabato scorso, sempre nel Foggiano, nel quale sono morti altri quattro braccianti agricoli, tutti extracomunitari. Tutti e 16 i braccianti morti nei due incidenti stradali potrebbero aver lavorato in condizioni disumane, come quelle che portarono alla morte di Paola Clemente, la 49enne bracciante di San Giorgio Jonico stroncata nel 2015 da un malore mente era al lavoro nei campi della provincia di Bari. Dopo la sua morte venne approvata la legge sul caporalato. «Io credo – è convinto Vaccaro – che ci sia bisogno di interventi straordinari per risolvere una situazione divenuta tragica, insostenibile. Non è possibile assistere ad uno scempio del genere, sulla pelle di povere persone che vengono qui con la speranza di poter migliorare le loro condizioni di vita».
Come anticipato, ieri è stata la volta del vertice a Foggia col premier Conte e col Ministro dell’Interno Salvini. Mentre oggi è in programma la grande manifestazione di solidarietà. Come riferisce sempre l’Ansa pugliese, «sia il ministro sia il premier hanno incontrato una delegazione di migranti. Ai giornalisti è stato concesso al momento di entrare nella stanza in cui si tiene la riunione solo per alcuni minuti e per scattare alcune foto. In questo frangente Salvini, parlando con i migranti ha detto loro aiutiamoci reciprocamente. Poi il vicepremier e i migranti hanno fatto alcune foto insieme». «Dietro queste morti non c’è dignità, c’era un lavoro sfruttato e non c’era dignità. Dobbiamo fare in modo che questo non accada». Lo ha detto il premier Giuseppe Conte parlando con i giornalisti a margine del vertice in prefettura a Foggia dopo l’incidente in cui sono morti 12 braccianti. Per Conte, «si tratta anche di incentivare gli imprenditori con meccanismi incentivanti perché gli imprenditori siano portati rinunciare a un pezzo di lucro per favorire condizioni di lavoro nel rispetto della dignità dei lavoratori».
Morire per guadagnare pochi euro al giorno.
E’ il quadro che esce dal Rapporto Agromafie e Caporalato condotto per il quarto anno consecutivo dall’Osservatorio Placido Rizzotto Flai Cgil. Si tratta di lavoratori sottoposti a grave sfruttamento: nessuna tutela e nessun diritto garantito dai contratti e dalla legge; una paga media tra i 20 e i 30 euro al giorno; lavoro a cottimo per un compenso di 3/4 euro per un cassone da 375 chili; un salario inferiore di circa il 50% di quanto previsto dai contratto nazionale. Non solo. I lavoratori sotto caporale devono pagare a questi ultimi il trasporto a seconda della distanza (mediamente 5 euro); beni di prima necessità (mediamente 1,5 euro l’acqua, 3 euro il panino, etc.). L’orario medio va da 8 a 12 ore di lavoro al giorno. Le donne sotto caporale percepiscono un salario inferiore del 20% rispetto ai loro colleghi. Nei casi più gravi di sfruttamento analizzati, alcuni lavoratori migranti percepivano un salario di 1 euro l’ora. Per quanto riguarda le aziende, il Rapporto, dalle informazioni acquisite, quantifica in 30.000 il numero di aziende che ricorrono all’intermediazione tramite caporale, circa il 25% del totale delle aziende del territorio nazionale che impiegano manodopera dipendente.
Foto: Ansa